Mussida: così Faber fu colpito dall’energia della PFM
Una delle tappe fondamentali del percorso artistico di De André fu la formula «metti una band accanto al cantautore». Questo avvenne prima con i New Trolls e poi con la Premiata Forneria Marconi, dove l’apporto della band andò ben oltre: PFM mise mano a molti arrangiamenti arrivando quasi a una riscrittura del repertorio come testimoniano i due album De André e PFM il concerto 1978/79 Volume I e II (in uscita il 19 giugno e 3 luglio).
«Era il 1977 e Fabrizio si era da poco trasferito nella sua azienda agricola dell’Agnata — ricorda Franco Mussida chitarrista PFM che curò la direzione artistica del progetto —. Suonammo allo stadio di Nuoro, ci venne a trovare. Rimase colpito dalla nostra energia. Il suo entusiasmo ci incantò, Franz nel volo di ritorno buttò lì l’idea di fare qualcosa insieme».
«Non avevamo mai eseguito altra musica se non la nostra. Ma Faber era un artista speciale. Ce n’eravamo accorti quando lavorammo come musicisti alla realizzazione della Buona novella. Così pensammo a una sfida nuova: restituire ai brani di Fabrizio uno spirito musicale meno didascalico superando la classica formula cantautorale. La prima versione de: La canzone di Marinella evoca una marcia funebre. Nella nostra vive lo spirito sognante di una favola, nonostante il finale poetico ma amaro». Che criterio fu seguito negli arrangiamenti? «Anzitutto quello di non rendere immediatamente riconoscibile il brano alle prime note. Per Bocca di rosa inserii un ritmo rotolante e festaiolo popolare, ne Il pescatore uno più rock. Anche gli altri amici della PFM fecero la loro parte: La guerra di Piero e Un Giudice furono arrangiate da Flavio Premoli, Giugno 73 da Patrick Djivas».
Fabrizio collaborò agli arrangiamenti? «Assolutamente no. Ci stimava, si fidava, quindi si affidò a noi. Non venne ai mix, una cosa unica. Il ricordo di quel tour durato quasi un anno? Bellissimo! Fu un privilegio girare l’Italia con una formula nuova, consentendo a un grande poeta di esprimere il suo immaginario in modo non convenzionale».
La maggior difficoltà? «Realizzare un disco con la freschezza del live e la qualità dello studio. Nel primo volume, dal mixaggio più rigoroso infilammo canzoni note come
Bocca di Rosa o La guerra di Piero, nel secondo, più live quelli più difficili come
Un’avventura a Durango, Verranno a chiederti del nostro amore, Via del Campo».