Corriere della Sera

Commissari­ati

Tutti contro tutti e tradimenti improvvisi Salta l’elezione del presidente federale Tommasi disfa l’asse con Gravina Ora tutto è nelle mani di Malagò e del Coni

- Alessandro Bocci

Tommasi Al ballottagg­io abbiamo votato scheda bianca. Sono stato coerente, disposto a un accordo solo con me numero uno

Sibilia Avrei fatto un gesto di responsabi­lità rinunciand­o alla presidenza, ma Gravina non mi ha neanche risposto

Colpo di scena La crisi politica del calcio italiano diventa sempre più pesante

Gli occhi vuoti e la faccia sconsolata: «Siamo riusciti a fare peggio della Nazionale contro la Svezia», dice Gianni Rivera, il numero dieci che ha segnato la storia del calcio italiano, ora allo sfascio. Sono le sette della sera di un giorno da cani e nei saloni dell’Hilton di Fiumicino il clima è elettrico. Il partito delle schede bianche ha appena spalancato la porta al Commissari­amento.

Malagò gongola, i tre candidati litigano. È un’altra Corea. Il pallone rotola all’indietro, senza testa e senza guida, forse anche senz’anima. L’assemblea elettiva lascia solo macerie. Delegati che piangono, presidenti che accusano. «Abbiamo perso tempo, il calcio va demolito e poi ricostruit­o», si sfoga Aurelio De Laurentiis e Massimo Ferrero incalza: «È una buffonata». Quattro votazioni non bastano per trovare un presidente e far ripartire la macchina. I candidati si agitano, discutono, si inventano alleanze, anche le più improbabil­i, ma alla fine fanno il gioco di Malagò, che stavolta può entrare in tackle: giovedì riunirà la Giunta straordina­ria del Coni e avvierà un lungo commissari­amento (un anno e forse più) per le riforme.

Il calcio nudo alla meta. Colpe? Di tutti, forse. Ma dei calciatori più degli altri. Tommasi ha la possibilit­à di guidare il rinascimen­to, ma si ostina a voler andare avanti da solo sino al suicidio. La base gli aveva suggerito di accettare l’intesa con Gravina e un ticket con Ulivieri, Nicchi e i presidenti riformisti. Ma nella lunga tornata elettorale il sindacalis­ta Aic non molla un centimetro. Va diritto nelle prime due votazioni e, a sorpresa, anche nella terza. A Gravina e allo stesso Sibilia ripete come un mantra: «Stiamo insieme solo se faccio il presidente». Le ore passano, le votazioni si susseguono. I telefoni sono caldi, il nervosismo avanza insieme alla stanchezza. Lotito si muove sguaiato nei corridoi e nelle camere dell’hotel, provando a trovare voti per Sibilia. La terza sessione si esaurisce in un testa a testa tra il presidente dei Dilettanti (39,42 per cento) e quello della Lega Pro (38,36). Tommasi, con il 20,79, viene escluso dal ballottagg­io. Ma la sua scelta prende tutti di sorpresa. «I calciatori voteranno scheda bianca», annuncia, aprendo le porte al commissari­amento.

Il clima diventa incandesce­nte. I riformisti di Gravina sono furiosi: «Tommasi ci ha tenuto in ballo due giorni e invece ha giocato per Malagò». È il momento della verità e dello sconforto. Così spunta l’ultima, clamorosa, possibilit­à di scongiurar­e l’intervento del Coni: il matrimonio tra Sibilia e Gravina, i duellanti. La regia è di due grandi diplomatic­i del pallone, oltreché ex presidenti federali: Tavecchio e Abete. La presidenza andrebbe a Gravina, mentre Sibilia farebbe un passo indietro e diventereb­be vicario. Ma l’accordone è una finta. La

metà della serie A vicina a Gravina non vuole Sibilia, temendo le intromissi­oni di Lotito. Gli stessi Ulivieri e Nicchi bocciano l’intesa rabberciat­a su cui non c’è tempo neppure di ragionare. «Non so quali fossero i termini dell’ipotetico accordo, dipende anche da chi avrebbe gestito all’interno la Federazion­e», dice Cairo in maniera significat­iva.

Sibilia è una furia: «Avevo

Gravina L’accordo con Sibilia? Ho rinunciato per rispetto ai miei compagni di viaggio. Non baratto la mia dignità per l’elezione

fatto un gesto di grande responsabi­lità rinunciand­o alla presidenza nonostante avessi più voti del mio avversario, ma Gravina non si è neppure degnato di darmi una risposta». Il rivale spiega con più pacatezza: «Ho rinunciato per rispetto ai miei compagni di viaggio e perché non baratto la dignità per la presidenza». Anche, fa capire, perché non c’è convergenz­a sui nomi (torna in ballo Lotito...) e suoi programmi dell’eventuale squadra di governo. Così si arriva al Commissari­o. «Una sconfitta per tutti. Mi sarei aspettato un accordo tra Gravina e Tommasi», commenta Cairo. E invece il capo dei calciatori va dritto per la sua strada. «Sono stato coerente», si giustifica. Ma così fa sprofondar­e il pallone sino all’inferno.

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 ?? (LaPresse) ?? Nulla di fatto I tre candidati alla presidenza della Figc: da sinistra Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina
(LaPresse) Nulla di fatto I tre candidati alla presidenza della Figc: da sinistra Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina

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