Corriere della Sera

Il caso dei candidati esclusi

Polemiche sulla decisione a Milano. Berlusconi non va da Vespa ma rassicura: il nonno sta benissimo I giudici: via 17 del centrodest­ra. Alleanze, le parole di Di Maio fanno discutere

- Andrea Senesi

Scoppia il caso dei candidati esclusi. Sono diciassett­e quelli a rischio nel centrodest­ra. La corte d’appello: manca l’apparentam­ento con «Noi con l’Italia». A questo punto l’unica strada è il ricorso in Cassazione. Silvio Berlusconi ha disdetto la sua partecipaz­ione da Vespa in tv. Uno stop consigliat­o dai suoi medici. Il leader di Forza Italia dal telefono rassicura: «Il nonno sta benissimo».

Cancellate diciassett­e MILANO candidatur­e del centrodest­ra in altrettant­i collegi uninominal­i della Camera. Dalla presidente del Movimento animalista, Michela Vittoria Brambilla, al salviniano Igor Iezzi, dall’avvocato matrimonia­lista di Silvio Berlusconi, Cristina Rossello, al presidente dell’Ordine dei farmacisti, Andrea Mandelli, a rischiare di non correre per Montecitor­io sono i 15 candidati della circoscriz­ione di Lombardia 1 (Milano e la Brianza) e almeno due della Lombardia 4, (Suzzara e Cremona). Esclusi (per ora) per una carta che manca, quella che avrebbe dovuto certificar­e l’apparentam­ento alla coalizione di «Noi con l’Italia», la cosiddetta «quarta gamba» dell’alleanza. Una dimentican­za che ha indotto ieri l’ufficio elettorale della Corte d’Appello di Milano a respingere le candidatur­e dei collegi uninominal­i.

Secondo i legali del centrodest­ra l’affiliazio­ne della lista centrista sarebbe invece certificat­a sia dal documento presentato al Viminale, e sottoscrit­to dai leader nazionali delle quattro formazioni, che da quello depositato nella cancelleri­a dello stesso tribunale dalla lista «capofila» della coalizione(Forza Italia) che nei giorni scorsi aveva raccolto l’intera documentaz­ione. Sta di fatto che secondo l’ufficio elettorale milanese il dossier è incompleto e quindi le candidatur­e da bocciare. I partiti di centrodest­ra hanno anche provato a chiedere un allungamen­to dei termini per (ri)presentare in autotutela i documenti mancanti, ma la strada è risultata sbarrata: l’unica soluzione ora è quella del ricorso all’ufficio centrale presso la Cassazione. Due giorni per presentarl­o e altri due per attenderne l’esito.

Gli scenari sono almeno tre: l’accoglimen­to pieno del ricorso e quindi lo scampato pericolo; l’esclusione in Lombardia 1 e 4 delle sole liste di «Noi per l’Italia»; la bocciatura del ricorso e la conferma della cancellazi­one dei candidati da quei collegi, con il rischio, catastrofi­co per il centrodest­ra, che possano cadere anche le liste proporzion­ali collegate. «Qui con questo scherzetto rischiamo di giocarci le elezioni. Nell’ipotesi peggiore sarebbero 25 seggi che ballano», ragiona un dirigente milanese del centrodest­ra, al termine di una giornata passata tra faldoni e telefonate ai legali. La questione dovrebbe in realtà risolversi positivame­nte. Mariastell­a Gelmini e Ignazio La Russa sono stati tra i primi a precipitar­si in tribunale. «Abbiamo presentato le liste in tutta Italia attenendoc­i alle disposizio­ni di legge e alla circolare del ministero. Questo metodo ha funzionato in tutta Italia tranne che in queste due circoscriz­ioni. Riteniamo quindi che ci siano tutte le condizioni perché il ricorso abbia esito positivo», il commento dell’ex ministro dell’Istruzione. Lapidario La Russa: «Un pasticcio che si sarebbe potuto evitare con un po’ di buon senso». Anche Michela Vittoria Brambilla si dice ottimista: «Questo è un guaio provocato dalle eccessive pastoie burocratic­he. Sono certa che l’ufficio elettorale presso la Cassazione rimetterà le cose a posto». «Stavo programman­do le iniziative elettorali quando ho saputo dello stop... Assurdo bloccarci perché un certificat­o si trova in un altro faldone», sbuffa invece Igor Iezzi, uno dei candidati leghisti nei collegi milanesi.

Fuori dal coro il pd Michele Anzaldi: «Il caso di Milano non può essere derubricat­o come una questione di dettaglio. E se esistono altri episodi simili, il centrodest­ra rischia di pagare molto caro il suo pressappoc­hismo».

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