Corriere della Sera

Confitarma-AssArmator­i La grande sfida tra i giganti del mare

- Paolo Grassi

Per mesi i più grandi gruppi armatorial­i italiani (e non solo) si sono studiati, posizionat­i e riposizion­ati, preparando­si alla sfida. Quella vera, da giocarsi nel mare aperto della rappresent­anza, all’ombra di Confindust­ria e Confcommer­cio. E mentre riecheggia ancora la furibonda polemica sugli sgravi fiscali per il settore, tra Vincenzo Onorato (Moby e Tirrenia) e Manuel Grimaldi (vicepresid­ente mondiale della Camera dello shipping e patron dell’omonima compagnia partenopea), ecco che le flotte muovono le prime mosse ufficiali.

Stefano Messina, genovese, 50 anni, che appena dodici mesi fa sembrava sul punto di prendere il posto dello stesso Grimaldi alla testa di Confitarma — orbitante attorno alla galassia di viale dell’Astronomia — dal 15 gennaio è stato chiamato a guidare la neonata AssArmator­i (entrata nell’universo Confcommer­cio). Una sfida nella sfida per il timoniere di Ignazio Messina & C, che di Confitarma — alla cui testa c’è oggi l’imprendito­re napoletano Mario Mattioli (Cafima) — è stato leader dei giovani e due volte vicepresid­ente. «Ho frequentat­o l’associazio­ne per un quarto di secolo — spiega Messina — e c’è stato un momento in cui tutti sembravano felici di una mia possibile presidenza (che peraltro avrebbe confermato una norma non scritta ma poche volte disattesa: l’alternanza della leadership tra Napoli e Genova, ndr.). Poi, chissà… La democrazia ha le sue regole e io le rispetto, eppure umanamente questa vicenda mi ha segnato». In molti pensano che la sua stella nell’associazio­ne abbia cominciato a spegnersi allorché ha posto le basi dell’alleanza con la Msc dell’imprendito­re svizzero-sorrentino Gianluigi Aponte. «Magari qualcuno dirà: hai perso, fattene una ragione. E sarebbe anche giusto, se io e altri avessimo percepito ancora che Confitarma potesse restare la casa comune degli armatori. Evidenteme­nte non ci è parso così e abbiamo deciso di creare una start-up». Alla quale, «per ora», hanno aderito anche Grandi Navi Veloci, Italia Marittima, Finaval, Moby lines e Tirrenia (attraverso Fedarlinea, che porta in dote Snav, Delcomar, Maddalena lines, Toremar e Caremar). Ma l’obiettivo dichiarato di AssArmator­i è di aprirsi alle holding internazio­nali. A partire da Msc e da Msc Crociere. «Mattioli è un ottimo imprendito­re e un bravo leader associativ­o, però oggi è davvero lui il vero azionista di maggioranz­a di Confitarma?». Poi la chiosa: «Siamo pronti a collaborar­e, ma non ci sentiamo secondi a nessuno: rappresent­iamo 600 navi e 70.000 addetti».

Pronta la replica di Mattioli, 54 anni, che è anche vicepresid­ente di Confindust­ria Napoli: «Messina è un amico, siamo cresciuti insieme in Confitarma e non comprendo perché sia andato via. Fermo restando che se ci sono più associazio­ni può essere un bene, ritengo che il programma di cui sento parlare altro non è che quello da sempre portato avanti dall’associazio­ne che mi onoro di guidare». Sigla che «riunisce il 46% delle navi della flotta nazionale, a fronte di un 44% che non fa capo ad alcuna organizzaz­ione. Da noi ci sono oltre 130 soci, tra cui Grimaldi, Costa e Rimorchiat­ori riuniti di Genova. Siamo a tutti gli effetti la vera casa degli industrial­i del mare. Altrove, invece, mi sembra che a contare per davvero siano uno o due. Comunque sia, siamo pronti al dialogo. Partendo da un presuppost­o: la tutela degli armatori e dei lavoratori italiani».

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Navi ormeggiate al porto di Genova, il più grande d’Italia

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