La voglia infinita di Agostini «Attenti, il Bondone è mio...»
«I record sono fatti per essere battuti, certo, però io me li tengo stretti e se restano miei sono più contento». Se parli di primati, Giacomo Agostini non può mancare. E infatti non mancava, ieri in sala Buzzati, insieme ai suoi settantacinque anni nascosti chissà dove, ai suoi quindici (15) titoli mondiali nelle moto e ai suoi sempre formidabili aneddoti.
Il migliore di giornata, raccontato con la sua abituale vivacità, riguarda proprio Trento dove nel 1961 partecipò alla sua prima gara vera, la corsa in salita Trento-Bondone, in sella a una Moto Morini Settebello comprata con l’aiuto degli amici perché suo padre non voleva. La prima volta arrivò secondo, l’anno dopo ha vinto e il primato ha resistito per dieci anni. «A ottobre vengo di sicuro, magari prima riprovo a salire sul Bondone in moto e vedo se riesco a riprendermi il record — scherza, forse, il grande Giacomo Agostini —. Io sono sportivo dentro, nel senso che ancora oggi voglio vincere. E se mi battono, mi girano».
Una battuta anche su Rossi e sulla decisione di andare avanti ancora un anno. «Lo capisco, smettere è difficilissimo se sei in sella da tutta la vita. Lui vorrebbe vincere un ultimo titolo ma non è facile contro questi giovani». E mentre lo dice, sorride e guarda il logo della manifestazione, il mondo rosa simbolo della Gazzetta e la farfalla blu, simbolo del Trentino. «L’unica cosa più bella dello sport è la narrazione sportiva, è raccontare ciò che c’è dietro ai successi: fatiche, sacrifici, impegno». E ricerca. «Se penso com’era ai nostri tempi... I caschi, le tute, le piste di allora erano completamente un’altra cosa. Intendo dire che il progresso aiuta a migliorare tutto, anche le prestazioni. Certo, però alla fine il record ce l’ho ancora io…».