Corriere della Sera

Musei, bloccate le nomine

Nuovo stop ai direttori stranieri. Franceschi­ni: dopo 22 verdetti, che figura

- di Paolo Conti Gasperetti, Panza, Scorranese, Spadaccino

Nuovo stop ai direttori stranieri alla guida dei musei italiani. La sentenza del Consiglio di Stato rimette in discussion­e le nomine. La rabbia del ministro Dario Franceschi­ni: «Dopo ventidue verdetti, che figura».

Non c’è pace per i direttori stranieri dei musei italiani scelti con la riforma Franceschi­ni. Ieri il Consiglio di Stato, contraddic­endo in qualche modo se stesso, ha messo in forse la posizione di chi non è in possesso della cittadinan­za italiana, rimandando la decisione all’adunanza plenaria per «contrasto giurisprud­enziale». La riorganizz­azione dei Beni Culturali iniziata tre anni fa è passata finora attraverso «16 decisioni del Tar e 6 del Consiglio di Stato», commenta amaramente il ministro.

La vicenda è complessa e nasce da lontano, ma conviene prima di tutto spiegare a ritroso gli ultimi passaggi: la precedente sentenza sempre del Consiglio di Stato (luglio 2017) aveva ritenuto che «l’attività di direttore del museo statale non potrebbe intendersi riservata ai cittadini italiani», ma proprio intervenen­do su questa decisione, ieri il collegio VI ha invece sostenuto «che si possa dare un’interpreta­zione diversa con il Dpc, 171 del 1994 che richiede la cittadinan­za italiana». Ecco perché tutto è ora rimandato al parere dell’organo plenario di Palazzo Spada.

A dare il via alla disputa era stato un ricorso al Tar del Lazio di uno dei partecipan­ti al concorso che aveva contestato le nomine di Peter Assmann per Palazzo Ducale di Mantova e Martina Bagnoli alla Galleria Estense di Modena. I giudici del tribunale amministra­tivo avevano accolto in parte il ricorso e avevano annullato gli atti del procedimen­to. Nella motivazion­e veniva contestata la scelta di far svolgere «i colloqui finali a porte chiuse, l’immotivata assegnazio­ne dei punteggi e la mancanza della cittadinan­za italiana».

Il ministero ha presentato a sua volta ricorso, contestand­o la competenza del giudice amministra­tivo a valutare la questione, ma il Consiglio di Stato ha rigettato questa tesi visto che si tratta di un concorso pubblico.

Sulla questione dei punteggi e sulle «porte chiuse» Palazzo Spada ha però accolto le posizione ministeria­le e così si è salvato l’incarico di Martina Bagnoli a Modena. Resta invece sospeso il direttore di Mantova che non è cittadino italiano: per lui i giudici hanno deciso che resta valida la precedente decisione, quindi continuerà a dirigere in attesa dell’adunanza plenaria.

«La politica prevale sul diritto — commenta Giovanna Paolozzi Strozzi, soprintend­ente Archeologi­a, belle arti e paesaggio della provincia di Parma e Piacenza, autrice del ricorso contro la nomina di Assmann — la procedura di selezione dei direttori dei Musei nazionali “doveva” essere salvata e così è stato. Invece sulla questione degli stranieri attendiamo fiduciosi».

Per James Bradburne, direttore anglocanad­ese della Pinacoteca di Brera, «è assurdo impedire ai musei italiani di essere guidati dai migliori piloti. Anche le Ferrari non sono guidate solo da italiani»

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