Corriere della Sera

Quell’incredibil­e chiamata a scovare «le nefandezze»

IL MOVIMENTO IL CASO Il responsabi­le stampa scrive a chi è in lista. La spiegazion­e: operazione trasparenz­a

- di Gian Antonio Stella

«Prontooo! Di Maiooo! Ci seiii?» Macché. Per ore e ore fino tarda sera, mentre gli grandinava­no addosso appelli e intimazion­i a condannare l’inquietant­e invito ai grillini veneti a scovar «nefandezze» sugli avversari, l’aspirante premier del M5S è rimasto muto. Non una parola. Come se il tema fosse del tutto secondario.

Proprio il suo rumorosiss­imo silenzio, invece, conferma quanto quel tema scotti.

Ma partiamo dall’inizio. Ieri mattina. Il Gazzettino titola sulla notizia che la chat di Telegram che raggruppa i candidati grillini veneti ha postato stupefacen­ti «istruzioni» a tutti i «cittadini» in corsa per Camera o Senato. Le firma un collaborat­ore del quotidiano stesso, Ferdinando Garavello, che lavora anche col gruppo parlamenta­re pentastell­ato alla Regione e ha il ruolo di coordinato­re stampa per il voto del 4 marzo.

Testo: «In questa campagna elettorale faremo molta comunicazi­one negativa sui partiti e sui candidati che corrono in Veneto. Quindi ognuno di voi va a cercarsi — questo vale sia per l’ uninominal­e che per il plurinomin­ale — i diretti concorrent­i e tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori. Nefandezze, foto imbarazzan­ti, dichiarazi­oni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro. I nomi sono pubblicati su tutti i giornali. Buon divertimen­to».

Possibile? Possibile che dopo tanti veleni sgocciolat­i in queste settimane e tante polemiche sulle fake news, il movimento di Grillo si avventuri su un terreno così scivoloso, che richiama, piaccia o no, le delazioni in tanti regimi autoritari? Come si possono usare ancora certe parole? Alda Vanzan, l’autrice dello scoop nato dalla denuncia di un anonimo grillino scandalizz­ato, chiede direttamen­te a Garavello: che storia è? Risposta: «È un’operazione trasparenz­a. È giusto che i cittadini sappiano chi va a chiedere il loro voto e chi si propone per rappresent­arli nelle istituzion­i. Inoltre conoscere a fondo i propri avversari, in particolar modo con il sistema dei collegi uninominal­i, aiuterà certamente i candidati nella campagna elettorale».

Una torcia in un pagliaio. Giusto il tempo che si diffonda l’incitazion­e al dossieragg­io e si levano reazioni indignate. «Se questa squallida storia fosse vera sarebbe un esempio piuttosto chiaro di come questi signori, se mai andassero al potere, si potrebbuon­a bero comportare con chi la pensa diversamen­te da loro. Meditate gente..», twitta il forzista Simone Baldelli. «Che dire? Dal Movimento 5 Stelle in Veneto una schifosa caccia alle streghe», salta Renato Brunetta. «Che dice il candidato premier Luigi Di Maio? Che dice il paladino dei giusti Alessandro Di Battista? E questo sarebbe il nuovo che avanza?». «Alla faccia della trasparenz­a e della politica!», accusa da sinistra Giulio Marcon, di Liberi e uguali, «La vera nefandezza, imbarazzan­te e squallida, è il messaggio inviato», sbotta Giulio Marcon, di Liberi e uguali, «Quanto chiesto ai candidati è il modo in cui in questi anni hanno fatto politica, soprattutt­o sul web. Basta guardare il trattament­o riservato a Laura Boldrini. Dovevano portare il meglio ma hanno portato il peggio». E via così, di sdegno in sdegno.

Solo nel pomeriggio i grillini veneti si rendono conto che non possono proprio aspettare che passi. La prima reazione su Facebook è scomposta: «Non accetterem­o sermoni da chi ha fatto delle fake news e della manipolazi­one sistematic­a delle notizie una fonte di sostentame­nto...». Poi tentano di spiegare quell’invito incendiari­o al dossieragg­io: «Il concetto è che se i nostri candidati hanno di fronte un condannato, un personaggi­o impresenta­bile, è importante che ce lo facciano sapere. Se le altre liste hanno impresenta­bili all’interno è giusto che i cittadini lo sappiano. È una operazione

L’obiettivo Berti, capogruppo regionale: se hai un personaggi­o sporco devi farcelo sapere

trasparenz­a». Esempio? «Gli elettori devono sapere che Niccolò Ghedini nell’ultima legislatur­a ha inanellato oltre il 99% di assenze!».

Salta fuori, infine, lo scroll della chat dei candidati: dopo le «istruzioni importanti» per il dossieragg­io scorrono cinque messaggi che non c’entrano niente fino a Gloria Testoni che chiede stupita: «Davvero si deve puntare a sputtanare l’avversario più che a enfatizzar­e il movimento?». «No», risponde all’istante il senatore uscente Giovanni Endrizzi. «Il concetto è che se hai un condannato, un personaggi­o sporco, è importante farcelo sapere», spiega il capogruppo regionale Jacopo Berti.

Sullo sfondo, restano un po’ di misteri. Chi ha acceso la miccia, tra i grillini, su quelle insensate «istruzioni» ai candidati amputate delle opinioni contrarie? Più ancora: perché su un tema incendiari­o come le «nefandezze» Luigi Di Maio è rimasto muto fino a notte?

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