Quell’incredibile chiamata a scovare «le nefandezze»
IL MOVIMENTO IL CASO Il responsabile stampa scrive a chi è in lista. La spiegazione: operazione trasparenza
«Prontooo! Di Maiooo! Ci seiii?» Macché. Per ore e ore fino tarda sera, mentre gli grandinavano addosso appelli e intimazioni a condannare l’inquietante invito ai grillini veneti a scovar «nefandezze» sugli avversari, l’aspirante premier del M5S è rimasto muto. Non una parola. Come se il tema fosse del tutto secondario.
Proprio il suo rumorosissimo silenzio, invece, conferma quanto quel tema scotti.
Ma partiamo dall’inizio. Ieri mattina. Il Gazzettino titola sulla notizia che la chat di Telegram che raggruppa i candidati grillini veneti ha postato stupefacenti «istruzioni» a tutti i «cittadini» in corsa per Camera o Senato. Le firma un collaboratore del quotidiano stesso, Ferdinando Garavello, che lavora anche col gruppo parlamentare pentastellato alla Regione e ha il ruolo di coordinatore stampa per il voto del 4 marzo.
Testo: «In questa campagna elettorale faremo molta comunicazione negativa sui partiti e sui candidati che corrono in Veneto. Quindi ognuno di voi va a cercarsi — questo vale sia per l’ uninominale che per il plurinominale — i diretti concorrenti e tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori. Nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro. I nomi sono pubblicati su tutti i giornali. Buon divertimento».
Possibile? Possibile che dopo tanti veleni sgocciolati in queste settimane e tante polemiche sulle fake news, il movimento di Grillo si avventuri su un terreno così scivoloso, che richiama, piaccia o no, le delazioni in tanti regimi autoritari? Come si possono usare ancora certe parole? Alda Vanzan, l’autrice dello scoop nato dalla denuncia di un anonimo grillino scandalizzato, chiede direttamente a Garavello: che storia è? Risposta: «È un’operazione trasparenza. È giusto che i cittadini sappiano chi va a chiedere il loro voto e chi si propone per rappresentarli nelle istituzioni. Inoltre conoscere a fondo i propri avversari, in particolar modo con il sistema dei collegi uninominali, aiuterà certamente i candidati nella campagna elettorale».
Una torcia in un pagliaio. Giusto il tempo che si diffonda l’incitazione al dossieraggio e si levano reazioni indignate. «Se questa squallida storia fosse vera sarebbe un esempio piuttosto chiaro di come questi signori, se mai andassero al potere, si potrebbuona bero comportare con chi la pensa diversamente da loro. Meditate gente..», twitta il forzista Simone Baldelli. «Che dire? Dal Movimento 5 Stelle in Veneto una schifosa caccia alle streghe», salta Renato Brunetta. «Che dice il candidato premier Luigi Di Maio? Che dice il paladino dei giusti Alessandro Di Battista? E questo sarebbe il nuovo che avanza?». «Alla faccia della trasparenza e della politica!», accusa da sinistra Giulio Marcon, di Liberi e uguali, «La vera nefandezza, imbarazzante e squallida, è il messaggio inviato», sbotta Giulio Marcon, di Liberi e uguali, «Quanto chiesto ai candidati è il modo in cui in questi anni hanno fatto politica, soprattutto sul web. Basta guardare il trattamento riservato a Laura Boldrini. Dovevano portare il meglio ma hanno portato il peggio». E via così, di sdegno in sdegno.
Solo nel pomeriggio i grillini veneti si rendono conto che non possono proprio aspettare che passi. La prima reazione su Facebook è scomposta: «Non accetteremo sermoni da chi ha fatto delle fake news e della manipolazione sistematica delle notizie una fonte di sostentamento...». Poi tentano di spiegare quell’invito incendiario al dossieraggio: «Il concetto è che se i nostri candidati hanno di fronte un condannato, un personaggio impresentabile, è importante che ce lo facciano sapere. Se le altre liste hanno impresentabili all’interno è giusto che i cittadini lo sappiano. È una operazione
L’obiettivo Berti, capogruppo regionale: se hai un personaggio sporco devi farcelo sapere
trasparenza». Esempio? «Gli elettori devono sapere che Niccolò Ghedini nell’ultima legislatura ha inanellato oltre il 99% di assenze!».
Salta fuori, infine, lo scroll della chat dei candidati: dopo le «istruzioni importanti» per il dossieraggio scorrono cinque messaggi che non c’entrano niente fino a Gloria Testoni che chiede stupita: «Davvero si deve puntare a sputtanare l’avversario più che a enfatizzare il movimento?». «No», risponde all’istante il senatore uscente Giovanni Endrizzi. «Il concetto è che se hai un condannato, un personaggio sporco, è importante farcelo sapere», spiega il capogruppo regionale Jacopo Berti.
Sullo sfondo, restano un po’ di misteri. Chi ha acceso la miccia, tra i grillini, su quelle insensate «istruzioni» ai candidati amputate delle opinioni contrarie? Più ancora: perché su un tema incendiario come le «nefandezze» Luigi Di Maio è rimasto muto fino a notte?