Stalingrado 75 anni dopo Così Putin fa suo il mito
Putin che gioca la carta del patriottismo non è certo una novità. Soprattutto alla vigilia delle elezioni che si terranno il prossimo 18 marzo. L’occasione, le celebrazioni per il settantacinquesimo anniversario della vittoria dei sovietici a Stalingrado contro i nazisti.
Atteso da elezioni il 18 marzo prossimo, Vladimir Putin non poteva certo trascurare il sentimento che tiene uniti tutti i russi: il patriottismo. E l’occasione che gli si offriva per farlo non era di poco conto, perché ieri cadeva il settantacinquesimo anniversario della vittoria sovietica a Stalingrado. Una battaglia durata sei mesi e costata oltre due milioni di morti. E soprattutto una battaglia decisiva, che tra l’agosto del 1942 e il 2 febbraio del 1943 fermò l’avanzata delle forze di Hitler verso oriente e gettò le basi della controffensiva dell’Armata Rossa fino alla conquista di Berlino.
Putin non ha fatto nomi, non ha ricordato il nemico generale Paulus e nemmeno il vittorioso maresciallo Zukov, al quale per buona parte della battaglia si affiancò come commissario politico un certo Nikita Krusciov, futuro leader dell’Urss. Il capo del Cremlino, piuttosto, ha insistito sull’eroismo e sulle privazioni dei combattenti, sulla loro volontà di non cedere, sul ruolo importante svolto dai reparti femminili (si è anche fatto fotografare tra dodici soldatesse di oggi), su come nel dopoguerra sia rinata la città, ribattezzata Volgograd nel 1961 per non incoraggiare il culto di Stalin che però in questo caso avrebbe avuto una buona ragion d’essere anche dal punto di vista occidentale.
E qui è apparsa evidente la volontà del presidente russo di non rendere soltanto il dovuto omaggio a quella storica vittoria, ma di riferirsi anche all’attualità, alle prove dell’oggi, e, senza nominarli, ai contrasti politico-strategici con gli Stati Uniti di Donald Trump. «I difensori di Stalingrado — ha detto Putin — ci hanno lasciato in eredità l’amore per la Patria, la necessità di essere sempre pronti a difendere i suoi interessi strategici e la sua indipendenza, la capacità di resistere davanti a qualsiasi sfida e a qualsiasi sacrificio». Per i russi, da sempre abituati a leggere tra le righe, il messaggio non poteva essere più chiaro: se le sanzioni occidentali vi fanno mancare qualcosa, se ci costa aiutare gli ucraini (quelli buoni) o intervenire in Siria, se dobbiamo fare a braccio di ferro con gli Usa, ricordatevi di Stalingrado. E votatemi, perché sono io e soltanto io il garante del comune patriottismo.