«A Mantova il prototipo della riforma Ma è difficile lavorare così»
Pdotete immaginare come mi sento. Mi sono letto tutte le 170 pagine della sentenza I successi di questa gestione sono sotto gli occhi di tutti
«S e lei mi chiede come sto, credo che la risposta sia intuibile. Tutti possono immaginare come mi sento». A parlare (raggiunto al telefono) è Peter Assmann, 63 anni, nato a Zams, Tirolo, una carriera dedicata all’arte che, nell’estate del 2015 lo ha catapultato a Mantova, dove è stato nominato direttore di Palazzo Ducale. Lui aveva già diretto l’ associazione dei musei austriaci el’ Oberöst erre ichischen Landenmuseen di Linz, ma non aveva fatto i conti con l’intrico delle leggi italiane: l’anno scorso la contestazione del Tar del Lazio, ieri la decisione del Consiglio di Stato, che ha rimandato all’adunanza plenaria la legittimità della sua nomina in quanto «direttore straniero».
Dottor Assmann, come si lavora con questa pressione sulle spalle?
«Lascio immaginare a tutti come. Adesso però non voglio sbilanciarmi. Sto aspettando dei chiarimenti e dopo potrò essere più preciso».
Nel frattempo che cosa ha fatto quando ha letto della decisione del Consiglio di Stato?
«Semplice: mi sono letto le 170 pagine
della sentenza. Tutte».
Quindi lo spirito è di chi non si arrende?
«Tra qualche giorno sarò più chiaro».
Ma come ha lavorato in questi mesi, comunque densi di polemiche per la sua cittadinanza? «I successi sono sotto gli occhi di tutti. E non sto parlando solo di incremento di visitatori ma anche di un interesse da parte degli stranieri. Noi siamo il prototipo perfetto della riforma Franceschini».
Quindi ha lavorato bene?
«Con il poco che ho avuto e in mezzo a tante difficoltà certo, posso dire di essere soddisfatto».