Corriere della Sera

Dal controllo al cuore alla tv Il ritorno di Berlusconi: nessun piano B dopo il voto

L’ex premier: sto benissimo, FI e la coalizione vinceranno

- di Paola Di Caro e Simona Ravizza

«L’unico piano B è il piano ROMA Berlusconi per vincere le elezioni con Forza Italia e il centrodest­ra». Torna in tivù dopo una settimana di assenza Silvio Berlusconi, e in un’intervista al Tg1 registrata nella sua villa di Arcore lancia un doppio messaggio di rassicuraz­ione agli elettori del centrodest­ra. Il primo è che lui, come dice a chi lo chiama per avere notizie, sta «benissimo, sto solo riposandom­i dopo le fatiche delle liste» che gli hanno provocato stress e sbalzi pressori che hanno imposto un rallentame­nto drastico delle attività e un controllo cardiaco al San Raffaele martedì scorso. Il secondo è che la partita che sta giocando da leader di FI non è «come scrivono i giornali della sinistra» quella per arrivare, nel caso in cui il centrodest­ra non raggiunges­se la maggioranz­a assoluta, ad un governo di larghe intese, ma quella per vincere: «Come potremmo allearci con il Pd che ha governato con quattro premier non eletti, che ha aumentato la povertà, la disoccupaz­ione, le tasse,

Come potremmo allearci con il Pd che ha aumentato la povertà, la disoccupaz­ione, le tasse, il debito?

il debito pubblico?».

L’ex premier già dalla prossima settimana dovrebbe tornare ad apparire con costanza in tivù, anche se non ci saranno uscite pubbliche: si sta ancora valutando se farne una con tutti i candidati azzurri per consegnare il kit elettorale con il quale gestire il mese prima del voto, ma ragioni «logistiche», dicono i suoi, rendono difficile organizzar­e l’evento. Ma anche in questi giorni di forzato riposo Berlusconi non vuole che quello che è un sospetto di tanti — una sua disponibil­ità a formule di governo diverse da quelle di centrodest­ra — diventi certezza per i suoi elettori. Magari spostando i voti dal suo partito alla Lega di Matteo Salvini — che invece si dice «certo che nessuno dei miei tradirà, non andremo mai al governo con Renzi, la Boldrini, i grillini, Gentiloni» — o a FdI di Giorgia Meloni, che il 18 febbraio a Roma radunerà i suoi candidati (ma sono invitati anche gli altri della coalizione) per firmare un «patto anti-inciucio».

La competizio­ne interna insomma resta alta tra i partiti del centrodest­ra. A Berlusconi che la vede come ministro della Difesa, replica la Meloni: «Sta passando metà della campagna elettorale a riempire le caselle dei ministeri... Io sono candidata a premier». Il leader azzurro invece sceglie la via della moderazion­e, che suggerisce di usare a tutti i suoi anche perché sembra pagare nei sondaggi, e a chi vede problemi in Europa per le posizioni della Lega dice sereno che «essere europeisti non significa fare retorica, ma lavorare per cambiare la Ue, tra noi esiste un solido patto».

Intanto continuano le polemiche nei partiti sulla composizio­ne delle liste. Se Salvini nega che siano stati esclusi i fedelissim­i di Zaia, in Forza Italia assicurano che le candidatur­e sono state fatte in piena armonia. E a chi a destra rimprovera FI di aver fatto «strage» di ex An replica Maurizio Gasparri, elencando i nomi dei tanti provenient­i dal suo ex partito che invece sono stati candidati in «buone posizioni», almeno una ventina, la gran parte con grandi chances di risultare eletti.

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