Figli e tasse, i cento punti di Renzi «Quota 25%? Il Pd ancora sotto»
Il leader: andiamo casa per casa. E annuncia 240 euro di sgravi mensili fino a 18 anni
Alla stazione una mamma lo ferma per un selfie con il suo bambino e il segretario del Pd non si sottrae al rito scaramantico: «Buona fortuna, Matteo!». Renzi, che sul Frecciarossa ha letto le simulazioni e i sondaggi, sa bene che ce ne vuole tanta per realizzare il suo sogno, uscire dalle urne con il primo partito e il gruppo parlamentare più numeroso: «Quota 25%? Siamo ancora sotto» ammette e progetta una campagna «casa per casa» in ogni collegio: «Se stiamo ai temi e non discutiamo al nostro interno vinciamo le elezioni».
È la soglia della salvezza il 25%, il numero magico oltre il quale Matteo Renzi sarebbe al sicuro anche rispetto agli oppositori interni, che sperano nella sconfitta per tentare di disarcionarlo. Orlando? Emiliano? Zingaretti? Dario Franceschini ascolta, sorride e giura di non essere tra questi. In prima fila all’Opificio Golinelli, dove il leader presenta il programma, il ministro della Cultura si tira fuori dal partito del 5 marzo: «Per me esiste soltanto il 4, figuriamoci se posso mettermi a ragionare del dopo... Sono come Arnaldo Forlani, potete farmi domande fino a domani, tanto non rispondo». Una cosa però la dice e cioè che il suo seggio «è incerto» e conquistare il collegio di Ferrara non è una passeggiata: «Per fare previsioni è presto, ma quando gli elettori si troveranno a tu per tu con i candidati sul territorio, la percezione della campagna cambierà».
A quel punto, spera Renzi, gli elettori si accorgeranno che il Pd è l’unico partito che ha «fame di futuro» e lui il solo leader che non le spara grosse. «Gli altri promettono il Paese dei balocchi — è lo slogan — Noi abbiamo un altro programma». L’economista bocconiano Tommaso Nannicini lo ha formulato in «cento passi», ognuno ancorato a una riforma dell’era renziana: «Una cosa fatta, una proposta». Con cautela rispetto ai conti e «senza effetti speciali».
Al primo punto, per una spesa di dieci miliardi, c’è il «sostegno universale alle famiglie», 240 euro di detrazione Irpef al mese per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Al centesimo e ultimo punto l’impegno a ridurre gradualmente il rapporto debito/pil, portandolo nei prossimi dieci anni dal 132% al 100%. E ancora, taglio del cuneo fiscale dal 33% al 29%, un milione di occupati in più nell’arco della legislatura. Il tutto, stando ai calcoli di Nannicini, per un impegno di spesa «inferiore alle risorse mobilitate nelle ultime quattro finanziarie».
Berlusconi promette la flat tax? Renzi la boccia: «Le tasse bisogna abbassarle a chi non arriva a fine mese, non ai miliardari». Di Maio rilancia il reddito di cittadinanza? Il segretario del Pd avverte che costa cento miliardi: «Occhio, rischiamo di tornare nel tunnel dello spread... Ed è anche il principale incentivo per farsi licenziare». Avanti così, in un derby tra «quelli che sparano castronerie» e quelli che propongono solo cose «sostenibili e realizzabili». Microfono a Nannicini, Yoram Gutgeld, Sandro Gozi e a due neocandidate, la sindacalista Carla Cantone e l’avvocata milanese Luisa Noja. Solo fedelissimi? «Sì — tira giù il sipario Renzi — fedeli a un’idea di cura del domani».