Corriere della Sera

La vedova Jobs punta alle news La filantropi­a salverà i media?

- Massimo Gaggi

Laurene Powell Jobs, vedova di Steve, il fondatore della Apple, sta discutendo un possibile acquisto della parte giornalist­ica del sito Buzzfeed dopo aver comprato, l’anno scorso, la maggioranz­a della rivista The Atlantic. L’indiscrezi­one pubblicata dal Financial Times ha trovato conferme dalle due parti, anche se siamo ai colloqui preliminar­i e l’affare ha buone probabilit­à di non andare in porto. Se non altro perché, almeno a livello ufficiale, Buzzfeed non ha mai ipotizzato una scissione delle news dall’entertainm­ent.

Eppure questa mezza notizia ha il suo peso, visto ne contiene almeno altre tre. La prima è che è nata una nuova stella della filantropi­a. In parte è una conferma, più che una notizia: Laurene, che ha ereditato un patrimonio stimato da Forbes in oltre 20 miliardi di dollari (5,5 milioni di azioni Apple più il 7,8 per cento della Disney), è impegnata nella beneficenz­a da molto prima della scomparsa di Steve (2011). Ha investito nei cibi naturali fondando la società TerraVera, poi nel sostegno degli studenti di famiglie disagiate con College Track. In anni più recenti ha dato vita a XQ: The Super School Project, un tentativo di rivoluzion­are l’organizzaz­ione dei licei cambiando i metodi di studio, i programmi e l’uso della tecnologia. Ma, soprattutt­o, ha costituito una società di imprendito­ria sociale, Emerson Collective, che ha come obiettivi, oltre al migliorame­nto dell’istruzione e alla tutela dell’ambiente e degli immigrati, la difesa dell’informazio­ne giornalist­ica, alle prese con sfide economiche e politiche senza precedenti.

La novità è che l’attenzione di Laurene sembra sempre più focalizzat­a sulla stampa: oltre che in The Atlantic, ha investito in Axios, il sito creato da Mike Allen e Jim VandeHei che hanno lasciato Politico.com per fare informazio­ne in modo più analitico. Ma la Jobs sostiene anche non-profit giornalist­iche come ProPublica e Marshall Project. Ora tocca a Buzzfeed. Qui la seconda notizia è che, dopo l’acquisto del Washington Post da parte di Jeff Bezos, l’attività di Emerson Collective spinge molte organizzaz­ioni giornalist­iche in difficoltà verso un modello di business basato sulla filantropi­a: l’elenco delle testate in difficoltà che bussano alla porta di Laurene è lungo. Qualcuno ipotizza un suo intervento anche nel capitale del New York Times. Il quotidiano è in forte espansione e conta di stare in piedi con le sue forze, ma il crollo della pubblicità ha colpito anche la corazzata del giornalism­o Usa. E la Jobs non ha smentito le voci sul Times limitandos­i a chiedere con un filo d’ironia: «Perché, è in vendita?»

La terza notizia è che una crisi in passato concentrat­a sulla carta stampata, mette alle corde sempre più anche le società più snelle e brillanti del giornalism­o digitale. Come Buzzfeed che in autunno ha licenziato 100 dipendenti (l’8% del totale). E il 2018 è cominciato anche peggio: non solo Google e Facebook continuano a risucchiar­e pubblicità digitale un tempo in parte destinata all’editoria, ma ora, riorganizz­ando l’accesso degli utenti ai contenuti, la rete di Zuckerberg ha relegato le news nelle retrovie. Lasciando all’addiaccio chi era stato invitato a fare informazio­ne sui social network.

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Imprenditr­ice Laurene Powell ad una partita di basket a Washington

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