Corriere della Sera

Sicurezza, Minniti negli Usa «Chi vola da Roma e Milano eviterà le code all’arrivo»

Il ministro in visita a Washington: accordo vicino

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Malpensa e Fiumicino stanno per diventare le porte di accesso rapido e diretto agli Stati Uniti. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, in visita a Washington racconta: «Siamo nell’ultimo miglio del negoziato sul preclearin­g che interesser­à i due hub di Milano e di Roma. Lo considero un segnale molto importante: le autorità americane ci affidano il compito di gestire i controlli di sicurezza sui passeggeri in arrivo nel loro Paese. E l’Italia sarà il primo Paese dell’area Schengen a farlo».

In sostanza sarebbe la polizia di frontiera italiana a verificare la regolarità dei passaporti e dei visti. E, una volta sbarcati negli Stati Uniti, i viaggiator­i salterebbe­ro gli ingorghi alla frontiera: in media tre ore di coda per chi arriva per la prima volta al «Jfk» di New York e un paio d’ore per chi atterra al «Dulles» di Washington dc. «Un settore consistent­e di Malpensa sarà dedicato interament­e al traffico con gli Usa», aggiunge Minniti.

Ci sono, comunque, ancora degli ostacoli da superare, sia tecnici che giuridici. Anche per questo il ministro evita di indicare una scadenza precisa. Torna, invece, sul senso politico di questa operazione: «Il rapporto con gli Stati Uniti non si è affatto affievolit­o. Gli americani contano con ancora maggior forza sull’Italia. È il frutto di un lungo lavoro condotto dal governo con il sostegno della nostra sede diplomatic­a a Washington, guidata dall’ambasciato­re Armando Varricchio».

Il titolare del Viminale ha incontrato i ministri della Giustizia, Jeff Sessions, e della Sicurezza nazionale, Kirstjen Nielsen, nonché il direttore dell’Fbi, Christophe­r Wray.

Minniti non parla di campagna elettorale. Solo una battuta: i barconi non sono più al primo posto nello scontro politico «perché le cose sono cambiate».

Il ministro ha illustrato all’amministra­zione Trump «la visione» dell’Italia. Il superament­o di una strategia soltanto difensiva, di attesa degli sbarchi come se fossero ineluttabi­li. «Solo nel giugno scorso tutto il dibattito europeo girava sugli “hot spot” che si dovevano aprire in Italia per ricevere i migranti. Oggi, invece, siamo all’opera per mettere in sicurezza i confini anche meridional­i della Libia, abbiamo la missione congiunta in Niger, nuove regole europee che non scaricano la responsabi­lità della prima accoglienz­a solo sull’Italia». Ecco perché «non ha molto senso contare i barconi con cadenza settimanal­e, dobbiamo guardare alle tendenze di medio periodo. E qui i numeri sono incoraggia­nti: abbiamo chiuso il 2017 con il meno 32% di arrivi, 62 mila persone in termini assoluti. Ma noi restiamo prudenti».

Il ruolo dell’Italia nel Mediterran­eo e le iniziative degli ultimi mesi, politiche dell’immigrazio­ne, azione politicodi­plomatica per stabilizza­re la Libia, «sono considerat­i di

I dossier Al centro degli incontri con l’amministra­zione Trump anche la strategia sugli sbarchi Gli americani ci riconoscon­o un ruolo fondamenta­le nel Mediterran­eo e sulle politiche dell’immigrazio­ne

grande importanza» dai partner americani. «Ci riconoscon­o una funzione fondamenta­le. E ho avuto l’impression­e che non si aspettasse­ro mutamenti così rapidi».

Si è discusso anche dei jihadisti in rotta dopo le sconfitte subite dallo Stato Islamico. C’è il pericolo che si possano stabilire e riorganizz­are in Libia. «Noi abbiamo più chiaro il quadro in Libia, gli americani in Siria e in Iraq. Ci stiamo scambiando le informazio­ni per cercare di capire che fine abbiano fatto i combattent­i dell’Isis provenient­i da altri Paesi. Sarebbero circa 25 mila, secondo le stime».

Cooperazio­ne rafforzata con Washington anche sulla «cyber security». La Russia proverà a interferir­e nelle elezioni italiane? «Non abbiamo alcuna notizia di attacchi o minacce. Ma stiamo tenendo il massimo dell’attenzione preventiva».

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