Corriere della Sera

Nel film di Katja la ribellione al male

- di Paolo Lepri @Paolo_Lepri

Non capita tutti i giorni che un film realizzato come saggio per una scuola di cinema (la Hamburg Media School) sia in corsa per l’Oscar. Watu Wote (Tutti noi in swahili) ha già avuto uno degli

Student Academy Awards e adesso, ricevuta la nomination, è tra i favoriti nella sezione cortometra­ggi del premio che tutti vogliono vincere. A realizzarl­o è stata Katja Benrath, nata a Erbach, 38 anni. Tanto per respirare l’aria locale è già andata a Los Angeles, dove ha conosciuto mostri sacri come Meryl Streep o Denzel Washington. «Nonostante le critiche giustifica­te, è un luogo con una grande quantità di energia creativa» si legge in una intervista a Deutsche Welle .

Watu Wote racconta una storia vera ed è stato girato non lontano da dove questa storia vera è accaduta. Era il dicembre 2015. Un autobus diretto da Nairobi a Mandera, citta del Kenya ai confini con la Somalia, viene assalito da uomini armati. L’intenzione è scegliere ad una ad una le vittime, come era successo qualche mese prima all’Università di Garissa: una strage efferata, costata la vita a 148 persone, quasi tutti studenti. Ma i passeggeri musulmani si ribellano, proteggono i cristiani e dicono ai loro aggressori: «Uccideteci tutti o lasciateci andare». L’azione fallisce, anche se due persone che tentano di fuggire vengono assassinat­e. «Volevamo fare vedere — ha spiegato la giovane regista tedesca — che possono esistere situazioni in cui qualcuno sta dalla parte dell’altro pensando solo al fatto che chi è vicino a lui è un essere umano».

L’attacco fu rivendicat­o dagli Shebab, gruppo di matrice sunnita nato in Somalia una decina di anni fa che, come ha scritto Guido Olimpio, «unisce alla capacità militare dei guerriglie­ri la spregiudic­atezza dei terroristi». Ma colpisce ancora di più il fatto che l’odio religioso si intrecci con la vertigine del potere assoluto di scegliere a chi dare la morte e non darla. Lo scrittore algerino Kamel Daoud sostiene che l’Islamismo «corrode l’umanità in nome di una religione, ma nella religione vede solo un mezzo: non difende Dio, vuole prenderne il posto». Se questo è vero, la rivolta dell’autobus nel film di Katja Bernath è anche la rivolta, che deve continuare, non solo contro il male ma contro una assurda usurpazion­e.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy