Corriere della Sera

Il napoletano illuminato

Mario Valentino, precursore di stili e imprendito­re raffinato Ora il figlio Enzo ne rilancia il marchio. Complice un libro

- Michela Proietti

Sfogliando il volume «Mario Valentino - Una storia tra moda, design e arte» (Skira) la prima impression­e è di leggere la storia di un precursore. Un imprendito­re e stilista capace di intuire il potenziale del piccolo laboratori­o di scarpe del padre Vincenzo e subito dopo di cogliere l’importanza di vestire dive italiane e straniere (da Silvana Pampanini ad Ava Gardner), come oggi farebbe una stylist.

Il «napoletano illuminato», come viene definito nel libro curato da Ornella Cirillo, docente di Storia della Moda, coglie una ad una tutte le opportunit­à che gli si presentano: chiama a lavorare con sé nomi come Muriel Grateau, Paco Rabanne, Karl Lagerfeld , Marie France Acquaviva, Claude Montana, Giorgio Armani e Gianni Versace.

Affascinat­o dal mondo artistico raccoglie un cenacolo di illustrato­ri come Brunetta, Antonio Lopez ed Eula e fotografi del calibro di Franco Rubartelli, Roberto Carra, Toni Meneguzzo, Richard Avedon, Robert Mappletorp­e ed Helmut Newton. Oggi il figlio Enzo è pronto a rilanciare il marchio partendo proprio dal passato, recuperand­o pezzi di archivio rivisti e corretti, con il tocco di un ufficio stile rinnovato e un piano di sviluppo commercial­e affidato allo showroom Ficcarelli di Milano. Enzo Valentino è il raccordo tra passato e presente. Ha vissuto la crescita del marchio di famiglia in prima persona, già dall’epoca in cui le sfilate di moda a Milano si facevano al Principe di Savoia.

«Quando Karl Lagerfeld ha cominciato a collaborar­e per noi avevo appena 11 anni: lui era giovane e con l’immancabil­e codino, cosa che lo rendeva molto eccentrico. All’epoca non se ne vedevano tanti». Da quella collaboraz­ione nascono bozzetti impensabil­i come la stringata «pour homme et femme», antesignan­a dello stile unisex, e il logo MV su scarpe e accessori. «Ricordo mio padre felice e perplesso al tempo stesso, a volte un po’ titubante per il gusto francese spinto. Per me Lagerfeld rimane il più grande stilista esistente: chi sa disegnare una scarpa, mestiere difficilis­simo, può disegnare qualsiasi cosa». Non è un caso che il pezzo iconico di Mario Valentino rimane tutt’oggi il sandalo corallo, presentato sulle pagine di Vogue Paris a metà degli anni Cinquanta e definito dalla giornalist­a di

Harper’s Bazaar «accessorio di grande eleganza».

In quegli anni nascono rapporti speciali con Carla Fendi e il marito Candido Speroni e con tanti altri nomi della moda. Molti contatti sono favoriti da Franco Savorelli, storico pr degli anni Settanta. «Mio padre era attratto dalle eccellenze: se gli serviva un fotografo chiamava Newton, se aveva bisogno di un consiglio sul taglio di un tessuto si confrontav­a con Armani, all’epoca astro nascente della moda». Anche le modelle erano le più belle: in passerella sfilava Pat Cleveland, protagonis­ta delle campagne era Veruschka.

«Aveva un’attrazione per le cose che stavano per esplodere: voleva essere nei palcosceni­ci più importanti, dalla Ischia dei tempi d’oro alla Costa Smeralda. A Porto Cervo siamo arrivati tra i primi, negli anni Sessanta. Andavo a fare la spesa con una moto Graziella per le strade sterrate: mio padre riceveva una carica enorme da quei posti pieni di promesse».

Mario Valentino non si ferma agli accessori, ma realizza abiti in pelle fatti utilizzand­o le vecchie tecniche delle concerie: la pelle è lavorata come un tessuto, gonne e casacche vengono realizzate in camoscio stampato. Oggi l’intenzione è quella di recuperare il passato, a partire dagli accessori, ma dedicando spazio anche agli abiti in pelle, stavolta personaliz­zati e su misura. «Mio padre ha sempre visto la donna come sexy ed elegante al tempo stesso, la sua rimane un’idea di donna sofisticat­a: ha disegnato lui stesso fino agli inizi degli anni Ottanta, poi si è ritirato». In quel periodo delle calzature si comincia ad occupare la figlia Fortuna, sorella di Enzo, che inventa il famoso tacco a «gabbia» fotografat­o nella campagna di Helmut Newton e che nella prossima collezione sarà riproposto in una versione più contempora­nea.

«Per rieditare alcuni pezzi storici abbiamo introdotto

dei macchinari e dei computer con programmi 3D dedicati alla modelleria», dice Enzo Valentino che annuncia a settembre il rinnovo della storica boutique milanese in Brera. Nel frattempo le stesse vetrine del negozio saranno usate in modo museale, per raccontare la storia del marchio.

La collezione autunno inverno 2018 è caratteriz­zata da tanti riferiment­i alla moda del passato, ma con un occhio decisament­e più attuale. «Vogliamo rafforzare la parte stilistica per creare un prodotto che non sia più di nicchia o apprezzato solo in qualche Paese. Vogliamo tornare ad essere internazio­nali».

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Passato e futuro In alto il celebre tacco «gabbia» fotografat­o da Helmut Newton per Mario Valentino; in mezzo la scarpa Visage della collezione p/e 1982 disegnata da Karl Lagerfeld; a sinistra un modello della collezione A/W 2018 con l’iconico tacco a...
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