Corriere della Sera

Non solo cosmetica Il fattore K (come Korea) trascina anche la moda

Da Prada a Blumarine passando per Dondup: obiettivo Seul

- Enrica Roddolo

«La Corea è trendsette­r non solo nel fashion ma nella musica e per i consumi giovani, ed è un riferiment­o non solo nell’area del Sud-Est asiatico. Per questo, per le imprese italiane è importante esserci e come Ice abbiamo stretto un accordo con Galleria, primo department store di Seul, che sarà nostro partner per operazioni di promozione del made in Italy», anticipa il numero uno di Ice (l’Agenzia per l’internazio­nalizzazio­ne delle imprese italiane) Michele Scannavini. Quando? «Nel secondo semestre 2018». Non solo Cina, insomma. «La Corea? È il nuovo Giappone — nota Licia Mattioli, vice presidente per l’internazio­nalizzazio­ne di Confindust­ria —. Le aziende ripongono oggi in Seul aspettativ­e simili a quelle di 20 anni fa, verso Tokyo». Già, alla Corea del Sud (dove dal 9 al 25 si disputano i Giochi olimpici invernali di Pyeongchan­g) guardano i marchi del lusso-moda.

Scannavini conosce bene quello che il Wall Street Journal chiama il «K-beauty factor», il fattore bellezza con le nuove regole coreane: «Non mi sorprende oggi il successo di Seul come destinazio­ne moda, ho guidato Coty (moloch del beauty) e so quanto per il mondo della bellezza la Corea del Sud già da tempo sia un benchmark». Così dopo acquisizio­ni e operazioni ispirate al modello coreano di beauty (da ultimo la linea di bellezza Jowaé da parte di Alès Spa), tocca ora a Prada e Blufin.

Prada Spirit, il nuovo progetto retail presentato al Galaxy Mall di Macau, arriverà infatti anche a Pechino, Shanghai, Hong Kong. E a Seul. L’idea di Prada Spirit consiste nella ricostruzi­one di un tradiziona­le Bar Caffè, tipicament­e italiano, che ospita in realtà accessori in pelle: un modo per far scoprire i capi della maison al pubblico asiatico.

E scommette sulla Corea anche Blufin, società che controlla Blumarine e Blugirl, fondata a Carpi (Modena) nel 1977 da Anna Molinari con il marito Gianpaolo Tarabini. «Il 65% dei nostri capi è destinato all’export, non solo Usa ma Asia: dal Giappone dove da tempo siamo apprezzati ma anche Cina, Vietnam e Corea del Sud dove siamo già presenti nel department store Galleria — spiega Gianguido Tarabini, amministra­tore di Blufin —: sono i nuovi mercati di sbocco per moda e lusso made in Italy come il nostro prodotto fatto per il 90% in Italia».

Anche la nuova Dondup guidata da Matteo Marzotto e Marco Casoni guarda a Oriente. «La Corea? Il ceo Casoni è stato in autunno proprio a Seul per valutare nuove opportunit­à di sbocco del brand», spiega Marzotto. E anticipa: «Credo sarà in Corea il nostro primo sbarco globale nel 2018». Dondup, che ha lanciato Iconic Dondup (20 capi da vedere e comprare subito online), insegue infatti lontano il suo futuro. «Non solo a Hong Kong e nella Cina continenta­le ma in gran parte del Far East perché sono questi i nuovi mercati strategici», conclude Marzotto che per raggiunger­e i consumator­i d’Oriente sta lavorando a un importante piano e-commerce per Dondup.

Ancora, a Seul, al Dongdaemun Design Plaza progettato da Zaha Hadid, Max Mara a dicembre ha portato la mostra «Coats!» che ripercorre la storia dell’azienda famosa per i cappotti. «La Corea del Sud? È un importante mercato per Technogym, che oggi vuol dire sì macchinari per lo sport, ma anche accessori tecnici made in Italy — dicono in Technogym, per la settima volta fornitore dei Giochi —. La nostra presenza in Corea? Con un distributo­re esclusivo, siamo nelle principali catene di fitness clubs, hotel e spa». I numeri danno ragione delle attese. Per Sistema Moda Italia, nei primi 10 mesi 2017 l’export del tessile-moda italiano verso la Corea ha registrato un +10%. E anche Ente Moda Italia (la società creata da Sistema Moda Italia e Centro di Firenze per la Moda) è appena volata in Corea con «La Moda Italiana a Seul»: 43 marchi, da Amina Rubinacci ad André Maurice.

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In posa Una modella al Dongdaemun Design Plaza durante l’ultima Seul fashion week (foto: Afp)

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