Corriere della Sera

Ridare senso alle rovine del Ghetto di Varsavia. Per non dimenticar­e

Milano, i progetti del Politecnic­o esposti al Memoriale della Shoah. «Un museo basato sulle esperienze»

- Lorenza Cerbini

Lo hanno chiamato «Memoriale del presente». Verte sull’ex ghetto di Varsavia il progetto del Politecnic­o di Milano esposto al Memoriale della Shoah del capoluogo lombardo. «Waliców Project» è alla seconda edizione. Un programma ambizioso. «Vorremo valorizzar­e quello che è rimasto del ghetto di Varsavia e farne un’area museale», dice Guido Morpurgo, architetto e docente del Politecnic­o che ha curato il progetto con Annalisa de Curtis e Sara Protasoni. «La capitale polacca è in piena attività edilizia. Stanno sorgendo quartieri residenzia­li a sostituire ciò che resta della città d’anteguerra. Del ghetto sono rimasti tre edifici in via Waliców, a sud di via Krochmalna, la strada dove abitò il Nobel Isaac Bashevis Singer. Un edificio è smembrato, altri due sono abitati, ma in cattive condizioni e rischiano di essere demoliti. Vorremo costruire un museo non di oggetti, non di teche, ma basato sull’esperienza. Vorremo creare un luogo formativo per le nuove generazion­i, necessario in questa Europa di nuovi muri».

Al progetto hanno partecipat­o 130 studenti. Il tema è quello della memoria vivente, valorizzan­do le rovine del ghetto come segni della storia per un’architettu­ra urbana responsabi­le. «Nel 2016, la Scuola di Architettu­ra Urbanistic­a Ingegneria delle Costruzion­i del Politecnic­o ha siglato un accordo con la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Onlus per l’attuazione di attività formative e iniziative culturali basate sull’insegnamen­to della Shoah», spiega Ilaria Valente, preside della Scuola. «Un progetto importante, che ha coinvolto istituzion­i come la Facoltà di Architettu­ra del Politecnic­o di Varsavia, il Museo Polin, il Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia e l’Internatio­nal Council of Museums EuropePola­nd».

«Del ghetto rimane poco — ricorda Morpurgo —. I nazisti, che lo istituiron­o nel 1940, distrusser­o l’85% della città, ma non completaro­no la devastazio­ne del “ghetto piccolo” abitato da intellettu­ali come il pedagogo Januszil Korczak e il poeta Władysław Szlengel. Il nostro progetto prevede la nascita di un memoriale e la riattivazi­one di due aree da cui far riemergere le rovine della città post-apocalitti­ca. Adesso però, bisogna convincere le istituzion­i locali ad andare avanti affinché questo progetto didattico diventi realtà». In Polonia vivevano tre milioni di ebrei. Il 90% fu ucciso nei lager nazisti. Almeno 200mila vennero consegnati agli sterminato­ri dagli abitanti locali. Una ferita ancora aperta nella Polonia di oggi.

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Quel che resta Uno dei pochi edifici del ghetto di Varsavia ancora in piedi. Oggi è minacciato dai mutamenti della città

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