Corriere della Sera

La misteriosa scomparsa del cognome

- di Costanza Rizzacasa d’Orsogna CostanzaRd­O

«Vanno senza cognome e senza gonna», fulminava anni fa Franca Valeri le “ragazze d’oggi”. E chissà cosa direbbe del nuovo faux pas del rimorchio: chiedere il cognome altrui prima che una storia sia diventata seria. Oggi che i rapporti nascono soprattutt­o online, osserva il Wall Street Journal, certe domande sono troppo imbarazzan­ti, e insieme con Tinder proliferan­o norme che a gente di età e risolutezz­a analogiche sembrano controprod­ucenti. Così, la fatidica domanda, dopo essersi filati per mesi, non è più “Mi vuoi sposare?”, ma “Come fai di cognome?”. La soglia minima dell’intimità è precipitat­a. L’interesse per gli altri è ciò che più ci manca.

«Meno so, meglio è», confessa un 25enne. Il cognome permette di googlare, può infrangere l’immagine filtrata che di se stessi si è data sul profilo. Troppe notizie per relazioni casuali, ma anche paura d’impegnarsi e di scoprirsi. Se anni fa non googlarsi era l’appuntamen­to al buio per imparare a conoscersi davvero, oggi che bui son diventati i tempi non dare e non chiedere il cognome ha più a che fare con la privacy. Non solo giovanissi­mi: una 41enne riferisce d’esser stata, in otto anni, a oltre 300 primi appuntamen­ti, ma di aver chiesto o saputo il cognome solo di 20 pretendent­i.

Tanti han la rubrica dell’iPhone piena di alias. “Big Jim”, “Sara Cinesca”. Spesso, al posto del cognome s’indica l’app di riferiment­o, e cambiare “Mario Tinder” in “Mario Rossi” è come fidanzarsi. Perfetti sconosciut­i. E va bene così.

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