Corriere della Sera

Conti in sospeso

Il mercato senza colpi accende Spalletti: «Le grandi aspettativ­e creano delusioni Serve chiarezza, a fine anno tiro le somme»

- Guido De Carolis

Archiviato un mercato MILANO di grandi aspettativ­e e che ha poi partorito soltanto due aggiustame­nti, l’Inter deve oggi riprendere la corsa Champions. A Spalletti la vittoria manca da 7 giornate, ma contro il Crotone di Walter Zenga dovrà cercarla senza Mauro Icardi, neppure convocato.

Paradossal­mente l’infortunio è ciò che preoccupa meno in casa nerazzurra. I dispetti via social tra il capitano e Perisic (ieri però si sono riappacifi­cati) e Brozovic spingono l’allenatore prima alla difesa d’ufficio dei suoi («certe cose viste da dentro fanno ridere»), poi a richiamare tutti a un uso più maturo dei social. «C’è da tenere in conto l’effetto che fanno certe cose sui tifosi. Possono pensare che la loro fede calcistica sia nelle mani di bambini e non di profession­isti. È utile riflettere su cosa comporta trattare queste cavolate a finestre aperte. Alcune cose non vanno portate nello spogliatoi­o, sicurament­e non quelle di casa». Fuori le questioni private dallo spogliatoi­o è il richiamo di Spalletti. Il riferiment­o non è solo ai messaggi di Icardi («Chau Chau» e «Poter dire addio è crescere») che hanno aperto il fronte, ma anche ai rapporti amplificat­i e distorti dai social. Difficilme­nte Icardi resterà all’Inter e bisognerà valutare anche lo stato del rapporto con la moglie Wanda. Certo è che non c’è solo il Real Madrid pronto a pagare la clausola di 110 milioni. Il Manchester United, che a fine stagione saluterà Ibrahimovi­c, ha gli occhi sul bomber. E li ha messi anche l’agente Mino Raiola che ai Red Devils ha già portato Pogba e potrebbe riprovarci con Icardi se ne prenderà la procura. L’Inter si sta già tutelando e il direttore sportivo Piero Ausilio è volato in Argentina per chiudere a 18 milioni con il 20enne Lautaro Martinez del Racing.

Il mercato, quello appena finito e quello che verrà, perseguita Spalletti. «Non ho mai chiesto giocatori, non ho creato io aspettativ­e che poi hanno deluso i tifosi. Ho parlato di Ramires, ma Steven Zhang mi ha detto che non si poteva fare. Su Pastore avevo fatto solo una battuta (“Il Pastore è buono per tenere unito il gregge”, disse ) e quindi non dovete parlare con me, ma con chi ve l’ha detto». Anche qui il riferiment­o è alla società, anche se Spalletti nomi non ne ha fatti. Però gli spifferi gli danno un gran fastidio e lo testimonia ricordando la cancellazi­one della tournée estiva in Cina. «Ci siamo venduti anche questo, che non si va in Cina: è vero, ma è venuto fuori in una riunione interna. Ne parleremo con i direttori», Ausilio e Sabatini.

In un’Inter dove la proprietà è silente, Spalletti è costretto al triplo ruolo: allenatore, comunicato­re, parafulmin­e. Il tecnico non ha fatto nomi, ma che Pastore e altri fossero in agenda è un fatto. Normale l’ansia dei tifosi sul futuro e sulle intenzioni di Suning. «Bisogna fare chiarezza. Dobbiamo dire le cose vere ai nostri sportivi. Per quanto mi riguarda a fine anno si tirano le somme di ogni cosa. Si farà il confronto se è stato un rapporto vero o parziale. Davanti allo specchio bisogna andarci senza maschera. Un detto dice: vuoi trovare un amico, comportati da amico». E qui il nastro va riavvolto alle promesse estive non mantenute e a quel che era stato detto al tecnico quando andò da Jindong Zhang a Nanchino.

Oggi si gioca e si vedrà, per uno spezzone, anche Rafinha. Sperando basti per tornare a vincere e rasserenar­e un cielo più nero che azzurro. Ma Spalletti ammette: «Non pensavo che il momento difficile fosse così lungo. Dobbiamo andare a raschiare il fondo del barile per ritrovare certezze».

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