Gentiloni: l’ue sia politica Ma salta l’incontro fissato con la cancelliera
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO «Dopo l’inverno dello scontento, è il tempo dell’ambizione europea», dice Paolo Gentiloni agli studenti e ai professori della Humboldt Universität, il più antico ateneo berlinese. Il presidente del Consiglio è venuto nella capitale tedesca per il «discorso sull’europa», tradizionale appuntamento che in passato ha visto sul podio altri leader italiani, da Giuliano Amato a Giorgio Napolitano.
Doveva vedere anche Angela Merkel e Martin Schulz, ma l’accordo sulla Grosse Koalition ha rivoluzionato l’agenda politica berlinese e il doppio bilaterale non c’è stato. La cancelliera si è scusata personalmente con Paolo Gentiloni, proponendo di aggiornare la visita al 15 febbraio.
Nel suo intervento, il capo del governo ha ricordato che la congiuntura economica positiva aiuta ma non basta. L’ambizione dell’europa «dev’essere politica» perché le risposte ai problemi concreti non sono più sufficienti e invece sono necessarie scelte che consentano a «questa meravigliosa costruzione politica di evitare il rischio di essere definita in futuro gigante economico ma nano politico».
È questa la risposta da dare alla «domanda d’europa che attraversa il mondo contemporaneo», dove la voce dell’unione viene invocata su temi cruciali come il cambiamento climatico, i flussi migratori o il commercio internazionale. In questo, secondo Gentiloni, Italia, Francia e Germania «hanno una responsabilità non esclusiva ma speciale».
Rispondendo alle domande di alcuni studenti, Gentiloni ha spiegato che «per quanto riguarda il giudizio sull’italia, non bisogna mai confondere la frequenza dei cambi di governo con la stabilità delle scelte». Il nostro Paese è sempre stato europeista, atlantico, libero e democratico, «mostrando coerenza sulle scelte di fondo e grande affidabilità». Quanto alle elezioni del 4 marzo, si è ovviamente augurato «continuità» nel pieno rispetto delle scelte degli elettori.
In chiusura del suo discorso, Gentiloni ha citato Napolitano, secondo il quale «spetta a Italia e Germania rinsaldare comunanza e obiettivi europei al di là del succedersi e rinnovarsi delle leadership politiche».