Ecco perché l’occidente non si fida più di Erdogan
Il saggio di David Phillips edito da Leg sulla figura del leader turco, «incerto alleato» di Europa e Usa
Chi ricorda che solo una dozzina d’anni fa Recep Tayyip Erdogan, la cui recente visita in Italia ha suscitato diverse polemiche, venne candidato a premio Nobel per la pace? Può suonare strano, visto che la sua scelta di attaccare i curdi in Siria sta mettendo a rischio la compattezza della Nato.
Tutti i Paesi dell’europa occidentale, dopo gli Usa, dal 2014 hanno individuato proprio nelle milizie curde un ottimo partner nella guerra a Isis. Così Erdogan è diventato un problema piuttosto che un alleato. Ma una volta l’attuale presidente turco si presentava come un europeista convinto, popolare in patria, specialmente per i grandi successi economici, difendeva il dialogo con i curdi e si dimostrava un membro affidabile del fronte atlantico. In quel periodo il governo di Ankara fece passi da gigante anche nel campo dei diritti civili e della libertà di stampa, imponendo controlli sull’esercito e la sua tradizione golpista.
Il ruolo di Erdogan divenne poi centrale con lo scoppio delle rivolte contro il regime di Bashar Assad in Siria, dove lui iniziò ben presto a sostenere le milizie sunnite rivoluzionarie. Un coinvolgimento che lo vide però poi favorire Isis, sino a quando si rese conto che sarebbe stato troppo pericoloso: i suoi protetti gli si rivoltarono contro. Da qui la mossa di rompere col Califfato e persino schierarsi con la Russia, pur di controllare le regioni siriane a ridosso del confine e soprattutto schiacciare i suoi nemici di sempre: i curdi.
Oggi Erdogan è platealmente accusato in Occidente di essere diventato un pericoloso autocrate. Il fallito golpe dell’estate 2016 gli ha fornito l’occasione per mettere in carcere decine di migliaia di potenziali oppositori. La sua scelta di comprare armi sofisticate a Mosca lo rende ancora più inaffidabile.
Ecco perché è importante un libro approfondito sulla Turchia. Erdogan. L’incerto alleato (Libreria Editrice Goriziana) risponde a queste esigenze. L’autore, David Phillips, docente alla Columbia University, è specializzato nello studio dei diritti umani.