Isoardi al Festival: io in sala con Matteo
Gag della comica con Baglioni che imita Belén Meta e Moro in gara: «Siamo stati danneggiati»
È proprio il Festival di Baglioni. Il canta-dittatore ha messo una firma profonda su questa edizione. Sanremo può funzionare anche solo con la musica. Quella delle canzoni in gara, certo. Quella degli ospiti musicali. Anche i comici si devono adeguare. Vedi Virginia Raffaele. «Tra una canzone e l’altra c’è un cantante». La battuta è sua. Fresca e frizzante. Pizzica di continuo Baglioni sull’età (che però si vendica imitando la sua parodia di Belén): gli ricorda che deve prendere le pillole, che è un pezzo di «storia del Novecento» e che ha portato al Festival «la sua prima fidanzatina... quella che balla con Lo Stato Sociale», la danzatrice acrobatica 83enne. Imita una Hunziker esageratamente su di giri e cafonamente ricca («Ciao poveri»). Aggira le barriere della par condicio senza citarlo, ma il bersaglio sembra proprio il leader della Lega Salvini: «Qualche politico ha trovato il tempo di venire qui: del resto dopo 3 anni che conduceva uno di colore...». Alla fine anche a lei però tocca usare l’ugola: «Canto (anche se sono stonato)» assieme a Baglioni è un omaggio a Lelio Luttazzi (e Mina).
Le note sono anche quelle dei successi del cantautore. Proposte da sole come «Via» che ha aperto in chiave rock la puntata. Oppure in duetto come «Poster» con i Negramaro. «Quando parla della volontà di andare lontano con la speranza di trovare accoglienza è ancora attuale. L’ho scelta anche perché era l’unica canzone che mio padre faceva al piano», raccontava Giuliano Sangiorgi nel pomeriggio.
«Non voglio cantare troppo», dice Claudio in diretta. Per capire cosa intenda per «troppo» e prendergli le misure teniamo presente che i suoi concerti viaggiano sulle tre ore. Non è solo autocelebrazione del monarca. Baglioni presta ironicamente il suo repertorio alle gag. «Sabato pomeriggio» è diventata ieri soggetto di un’intervista condotta dalla giornalista Emma D’aquino. Anche il messaggio al femminile è fatto col pentagramma: una finta protesta dalla platea contro la Hunziker perché canta la maschilista «Sei bellissimo» si trasforma in un medley di classici che parlano di donne.
La musica quest’anno è anche nelle polemiche, vedi il caso Meta-moro: si parla di ritornelli e non di farfalline. Riammessi. Il ritornello era sì preso da una canzone già pubblicata, ma «la somma degli stralci è inferiore a un terzo della durata previsto dal regolamento». La Rai non ne esce bene: 36 ore per decidere in base a un regolamento (pasticciato) preparato dal suo ufficio legale e la promessa di rivederlo. «Non siamo furbacchioni» dice Meta. «Ma siamo stati danneggiati» rilancia il collega.
I brani portano ascolti. La seconda serata è stata vista da 9,7 milioni di spettatori con il 47,7% di share, «secondo miglior risultato degli ultimi 13 anni», spiega il direttore di Rai1 Angelo Teodoli. Che magari sta facendo un pensierino sulla conferma del direttore artistico. Doveva essere un’edizione di passaggio visto il rischio del confronto con gli ascolti di Conti. E invece... Ma non ci sarà un Baglioni-bis. «L’anno prossimo voglio fare il bagnino perché mi piacciono il sole, il mare, il vento».
Cosa succede fuori dal teatro? La musica gira, ma dovunque si guardi quelli che funzionano sono la coppia Meta-moro, Annalisa, The Kolors e Lo Stato Sociale. Sono queste le meglio piazzate fra le festivaliere nelle diverse piattaforme. In radio la più trasmessa è «Non mi avete fatto niente». Su Spotify il rap schiaccia Sanremo: solo Meta e Moro in top 10 (al nono). Su Shazam la più cercata è «Una vita in vacanza». Su Youtube corrono Meta e Moro.
Battute
Raffaele scherza su Hunziker e parla del «politico che trova il tempo di venire qui»