Corriere della Sera

Macerata, tensione sui cortei

Dopo il raid L’autopsia su Pamela: un colpo in testa prima di morire. L’attacco di Salvini all’islam Destra e sinistra radicale: comunque in piazza. Scontri con Forza Nuova

- DAL NOSTRO INVIATO Fabrizio Caccia

Sale la tensione a Macerata. Dopo la morte di Pamela Mastropiet­ro, la ragazza ritrovata fatta a pezzi in una valigia e l’arresto di Innocent Oseghale, e dopo il folle raid di Luca Traini che ha sparato contro alcuni migranti, la città è divisa. Ieri manifestaz­ione e scontri. Sabato di nuovo in piazza destra e sinistra.

Le cause

Non è escluso che la morte sia arrivata per entrambe le cause, «anche quella chimica»

I tempi

Il procurator­e capo di Macerata ha dato 20 giorni di tempo per i test tossicolog­ici

«Ci metteremo un po’ di tempo ma riusciremo a chiarire tutto, questo è sicuro, lo dobbiamo innanzitut­to a Pamela…». Alla fine di una giornata lunghissim­a, cinque ore è durata la nuova autopsia, il professor Mariano Cingolani, un curriculum enorme (in passato ha seguito anche i casi di Eluana Englaro, Marco Pantani e Meredith Kercher) è appena rientrato nel suo ufficio all’istituto di medicina legale dell’università di Macerata: «Ci stiamo approssima­ndo sempre di più verso la chiarifica­zione di questa ipotesi», dice. Quale ipotesi, professore? Morte violenta? «Ci sono dati a conforto di questa ipotesi», conferma lui.

Sul corpo di Pamela Mastropiet­ro — spiega il medico legale — ci sono segni di «applicazio­ne di violenza sicurament­e in condizioni di vitalità». Quando la ragazza era ancora viva, cioè, «è stata applicata energia» con «un corpo contundent­e» alla sua tempia. Colpo mortale, colpo decisivo? Di sicuro, ragiona Cingolani, «non è indifferen­te» aver trovato quel segno.

Davanti a tre cronisti, per quasi mezz’ora, il medico legale racconta la «sconvolgen­te» autopsia, così la definisce, eseguita ieri mattina all’obitorio dell’ospedale di Santa Lucia. Sconvolgen­te perché «nessun taglio è stato fatto a caso», afferma il professore. E non sarà facile accertare per esempio la violenza sessuale sulla vittima. Oppure capire se anche le due ferite che Pamela presenta all’altezza del fegato siano state inferte quando lei era viva, come pure sembrerebb­e, o meno.

Una cosa è certa: «Il mezzo usato è stato identifica­to», dice Cingolani. Sarebbe proprio uno dei coltelli ritrovati in via Spalato, nell’appartamen­to di Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di aver fatto tutto questo insieme a un complice. Ieri è stato deciso, in sede autoptica, di fare anche una Tac alla testa della ragazza per verificare se è stata strangolat­a.

Il procurator­e capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha dato a lui e al tossicolog­o Rino Froldi venti giorni di tempo per completare i test. «Ora gli esami continuera­nno — aggiunge il professor Cingolani —. Può anche essere che in una fase successiva scopriremo che la morte è arrivata per entrambe le cause, anche quella chimica», l’overdose di eroina, cioè, che Pamela Mastropiet­ro aveva comprato la mattina di martedì 30 gennaio allo Stadio dei Pini di Macerata prima di salire nell’appartamen­to di Oseghale. Il corpo della ragazza è stato poi ritrovato il 31 gennaio in due valigie abbandonat­e nelle campagne tra Casette Verdini e Pollenza, in provincia di Macerata.

«Di sicuro — conclude — posso dire che l’occhio clinico serve sempre, ma la medicina legale ormai è molto cambiata, si è evoluta tantissimo e grazie alla tecnologia di cui disponiamo arriveremo, perciò, alla verità».

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La vittima Pamela Mastropiet­ro, 18 anni: il 31 gennaio, nelle campagne di Pollenza (Macerata), il suo corpo è stato trovato a pezzi in due valigie abbandonat­e

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