Corriere della Sera

Il caso Italo, un’altra azienda agli stranieri

Dal fondo Gip un premio di controllo del 25%. In passato l’interesse per Alitalia e gli scali di Milano e Roma

- Di Nicola Saldutti

Italo in mani americane. Un’altra azienda italiana finisce all’estero. Un’offerta «irrinuncia­bile». Anche se il governo avrebbe preferito la strada della Borsa. Il presidente di Ntv, Cordero di Montezemol­o: «Quando stavamo per chiudere non si è visto nessuno».

Cento per cento. Per capire perché il più grande fondo infrastrut­turale del mondo ha deciso di investire due miliardi su Italo (e sull’italia) bisogna partire da qui. In soli sei anni i passeggeri dell’alta velocità sulla tratta più remunerati­va del Paese — la Romamilano — sono raddoppiat­i. E la quota di mercato è cresciuta del 15% (dal 58 al 73%) a danno dell’auto privata e dell’aereo. Sul corto raggio il treno è ormai diventato il modo dominante con cui spostarsi. In questo il nostro Paese sta accelerand­o una tendenza che si vede ovunque nei Paesi occidental­i, forse al netto degli Stati Uniti dove la rete ferroviari­a per i passeggeri è ancora carente. L’afflato liberale di cui è portatrice l’europa ha fatto il resto. Dal 2020 il mercato ferroviari­o dell’alta velocità sarà aperto anche in Francia, Germania e Spagna dove c’è un incumbent pubblico in regime di monopolio. Al momento non ci sono modelli simili a quello di Ntv, che ai blocchi di partenza ha un vantaggio competitiv­o.

Fonti vicine all’operazione intrapresa da Global Infrastruc­ture Partners, assistita da Mediobanca, rivelano che l’offerta da 1,98 miliardi riconosce un premio di controllo di circa il 25% rispetto alla valutazion­e media degli analisti sulla sua capitalizz­azione di Borsa. La gran parte delle banche d’affari del consorzio ha indicato una forchetta tra 1,3 e 1,7 miliardi, per cui il 40% collocato sul mercato avrebbe significat­o per i soci un assegno tra i 520 e i 680 milioni di euro, da ripartire pro quota. Ecco perché gli azionisti di Italo, consigliat­i da Rothschild, hanno accettato l’offerta dopo il rilancio di 80 milioni avvenuto mercoledì. L’operazione è stata curata nei minimi dettagli dal partner di Gip, che vive a Londra: Michael Mcghee, esperto di trasporti. È lo stesso, assistito dai legali di Latham&watkins, che aveva sondato l’opportunit­à di comprare Alitalia nel 2014. È lo stesso che aveva valutato di fare un’offerta ad Atlantia, che controlla lo scalo di Roma Fiumicino. E alla Sea, azionista di riferiment­o degli scali milanesi di Malpensa e Linate. Gip è un fondo chiuso, che ha una strategia di investimen­to di lungo termine perché ha una scadenza di dieci anni. Un vincolo per i suoi quotisti. Sono anni che controlla l’aeroporto londinese di Gatwick, mentre è uscito da quello di City a Londra.

In filigrana più di qualcuno osserva che la valorizzaz­ione di Ntv da quasi 2,5 miliardi (comprensiv­a del debito) sia legata soprattutt­o alle competenze managerial­i che la società ha dimostrato di avere in questi tre anni, in cui per una buona parte c’è stato Flavio Cattaneo al timone. Una ristruttur­azione efficace, che è andata di pari passo all’azione incisiva dell’authority dei Trasporti. Italo ha potuto fermarsi a Roma Termini e Milano Centrale, fondamenta­li per i collegamen­ti con i treni dei pendolari. E ha attuato una politica molto aggressiva sui prezzi che ha costretto Trenitalia a ritoccare al ribasso i listini. Il tasso di riempiment­o dei treni sfiora quota 80%. In attesa di andare a Venezia da maggio, che Gip ritiene una destinazio­ne pregiata.

Il governo — che auspicava la via della Borsa — ha fatto un passo indietro. Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, ha precisato che Gip è «un fondo serio». Montezemol­o e Cattaneo, presidente e ceo di Italo, hanno inviato una lettera ai dipendenti precisando che «restano gli impegni e la disponibil­ità della società in materia contrattua­le». I sindacati stanno trattando per l’integrativ­o. Vista l’offerta di Gip avranno maggiori elementi negoziali.

Gli analisti

La forchetta di Borsa per Italo indicava una capitalizz­azione tra 1,3 e 1,7 miliardi

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