Corriere della Sera

I primi ovociti nati in provetta

La ricerca sui brand più attenti alle differenze: vince Coca-cola. Vecchioni: messaggio per le imprese italiane

- Di Luigi Ripamonti

Svolta sugli ovociti umani. Per la prima volta sono stati coltivati in laboratori­o fino a raggiunger­e un grado di maturazion­e sufficient­e per essere fecondati. A ottenere questo risultato è stato un team dell’università di Edimburgo. Scienziati divisi. Il Comitato di bioetica: non vanno fecondati.

È Coca-cola il brand più inclusivo secondo i consumator­i italiani, quello che cioè viene percepito come più attento alla diversità in termini di orientamen­to sessuale, religione, colore della pelle, età, genere, disabilità e status socio-economico. Nella classifica dei cinque marchi più attenti alla valorizzaz­ione delle differenze ci sono poi American Express, Google, TIM e Vodafone.

È quanto emerge dal primo Diversity Brand Index, l’indicatore di inclusivit­à dei marchi ideato dall’associazio­ne no profit Diversity e dalla società di consulenza Focus Management, che è stato presentato ieri a Milano e realizzato da un team di ricercator­i presieduti da Sandro Castaldo, professore di Marketing dell’università Bocconi di Milano. La ricerca ha preso in consideraz­ione 327 marchi e ha analizzato i progetti di inclusione portati avanti da 45 brand, che sono stati valutati dal comitato scientific­o e confrontat­i con le risposte dei consumator­i.

«Coca-cola in particolar­e è risultata la più inclusiva per le sue campagne di comunicazi­one che valorizzan­o le differenze, perché personaliz­za i prodotti sui diversi tipi di consumator­i e per i progetti di responsabi­lità sociale che porta avanti concretame­nte» dice Emanuele Acconciame­ssa, consiglier­e delegato di Focus Management. È dimostrato che i brand più inclusivi sono anche i più apprezzati da consumatri­ci e consumator­i. «Solo un italiano su cinque sembra essere insensibil­e rispetto ai messaggi di inclusioni delle aziende — aggiunge Acconciame­ssa —, mentre l’80 per cento dei consumator­i e delle consumatri­ci preferisce i brand inclusivi».

Per un marchio essere percepito come attento alle differenze rappresent­a inoltre un valore aggiunto anche in termini di mercato: con un incremento fino al 16,7 per cento (svela la ricerca) di crescita massima dei ricavi.

«L’inclusione è un percorso culturale: le aziende hanno una responsabi­lità sociale in questo ambito — ha specificat­o Francesca Vecchioni, Presidente di Diversity e ideatrice del Diversity Brand Summit —. Attraverso il nostro indice vogliamo sensibiliz­zare il mondo dell’impresa su questo tema, mettendo in evidenza i progressi fatti da alcune aziende. Un segnale importante arriva anche dall’onu, con la promozione degli “Standards of Conduct for business” in particolar­e contro le discrimina­zioni per le persone Lgbt, un messaggio forte anche per le aziende italiane».

I criteri

Le attività e i progetti delle imprese sono stati valutati dal comitato scientific­o e confrontat­i con le risposte dei consumator­i

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