I primi ovociti nati in provetta
La ricerca sui brand più attenti alle differenze: vince Coca-cola. Vecchioni: messaggio per le imprese italiane
Svolta sugli ovociti umani. Per la prima volta sono stati coltivati in laboratorio fino a raggiungere un grado di maturazione sufficiente per essere fecondati. A ottenere questo risultato è stato un team dell’università di Edimburgo. Scienziati divisi. Il Comitato di bioetica: non vanno fecondati.
È Coca-cola il brand più inclusivo secondo i consumatori italiani, quello che cioè viene percepito come più attento alla diversità in termini di orientamento sessuale, religione, colore della pelle, età, genere, disabilità e status socio-economico. Nella classifica dei cinque marchi più attenti alla valorizzazione delle differenze ci sono poi American Express, Google, TIM e Vodafone.
È quanto emerge dal primo Diversity Brand Index, l’indicatore di inclusività dei marchi ideato dall’associazione no profit Diversity e dalla società di consulenza Focus Management, che è stato presentato ieri a Milano e realizzato da un team di ricercatori presieduti da Sandro Castaldo, professore di Marketing dell’università Bocconi di Milano. La ricerca ha preso in considerazione 327 marchi e ha analizzato i progetti di inclusione portati avanti da 45 brand, che sono stati valutati dal comitato scientifico e confrontati con le risposte dei consumatori.
«Coca-cola in particolare è risultata la più inclusiva per le sue campagne di comunicazione che valorizzano le differenze, perché personalizza i prodotti sui diversi tipi di consumatori e per i progetti di responsabilità sociale che porta avanti concretamente» dice Emanuele Acconciamessa, consigliere delegato di Focus Management. È dimostrato che i brand più inclusivi sono anche i più apprezzati da consumatrici e consumatori. «Solo un italiano su cinque sembra essere insensibile rispetto ai messaggi di inclusioni delle aziende — aggiunge Acconciamessa —, mentre l’80 per cento dei consumatori e delle consumatrici preferisce i brand inclusivi».
Per un marchio essere percepito come attento alle differenze rappresenta inoltre un valore aggiunto anche in termini di mercato: con un incremento fino al 16,7 per cento (svela la ricerca) di crescita massima dei ricavi.
«L’inclusione è un percorso culturale: le aziende hanno una responsabilità sociale in questo ambito — ha specificato Francesca Vecchioni, Presidente di Diversity e ideatrice del Diversity Brand Summit —. Attraverso il nostro indice vogliamo sensibilizzare il mondo dell’impresa su questo tema, mettendo in evidenza i progressi fatti da alcune aziende. Un segnale importante arriva anche dall’onu, con la promozione degli “Standards of Conduct for business” in particolare contro le discriminazioni per le persone Lgbt, un messaggio forte anche per le aziende italiane».
I criteri
Le attività e i progetti delle imprese sono stati valutati dal comitato scientifico e confrontati con le risposte dei consumatori