Corriere della Sera

Incontri e guerre in nome dello sport

- Di Massimo Gaggi

Diplomazia del ping pong per far uscire la Cina maoista dall’isolamento e riaprire il dialogo con gli Usa e partite di calcio che hanno causato una guerra in Centro America. Olimpiadi grande occasione per superare rancori e motivi di ostilità tra popoli e governi, ma anche momenti di eventi tragici e pieghe drammatich­e della storia: dall’attacco terroristi­co contro gli atleti israeliani a Monaco nel 1972 a Hitler che trasformò i Giochi di Berlino del 1936 in una celebrazio­ne della superiorit­à della razza ariana. Lo stop all’escalation della tensione grazie all’accordo olimpico tra le due Coree, il vicepresid­ente Usa Mike Pence che potrebbe incontrare rappresent­anti di Pyongyang rappresent­ano l’ennesimo tentativo di usare il binomio tra sport e diplomazia per raffreddar­e le tensioni e provare a riaprire canali di dialogo. Non sempre funziona. Anzi, a volte un incontro di calcio ha scatenato una guerra come quella tra Honduras ed El Salvador che fu innescata dagli scontri durante le due partite di qualificaz­ione per i mondiali del 1970. Ma più spesso lo sport è stato fattore di distension­e: l’esempio più celebre è quello dell’invito dei giocatori statuniten­si di tennis da tavolo in Cina nel 1971. Persero ma riaprirono il dialogo con un Paese che non aveva più contatti col mondo esterno dal 1949. Poco dopo il presidente Nixon andò a Pechino a celebrare il disgelo. Meno nota ma comunque importante la diplomazia del cricket servita a più riprese a raffreddar­e le tensioni tra India e Pakistan a partire dal 1987 quando l’allora presidente pachistano Zia Ul-haq andò a Jaipur, in India ad assistere a una partita tra squadre dei due Paesi. E se il mondo usò lo sport per spingere il Sudafrica razzista ad abbandonar­e l’apartheid, se ne servì con coraggio anche Nelson Mandela quando prese la guida di un Paese ancora diviso: rimarginò le ferite scendendo in campo, elogiando e premiando Francois Pienaar, star di uno sport, il rugby, che i neri avevano fin lì odiato in quanto simbolo di segregazio­ne: la storia raccontata nel film Invictus. Ma per funzionare ci vuole un po’ di volontà politica: i tentativi di riavvicina­re Usa e Iran con la diplomazia del wrestling non decollano. La guerra dei visti che l’aveva bloccata è stata superata, ma il clima tra i due governi resta pessimo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy