Calenda, il protagonista fuori concorso
Adesso si è messo anche a battagliare verbalmente con qualche contumelia di troppo nei confronti di leghisti e grillini (eccesso di cui ha chiesto elegantemente scusa). Sembra diventato un animale politico da talk show, spadroneggia su Twitter, rintuzza, interviene. Lo invocano, lo chiamano. Protesta se le liste dei candidati non gli stanno bene. È forse l’uomo più citato in questa campagna elettorale, i retroscenisti patentati dicono che sarà il protagonista del dopo elezioni, viene invitato, intervistato, interpellato. C’è un unico dettaglio che rende questo primato davvero singolare in una campagna elettorale singolarissima, pazzotica, insieme scolorita e urlata, anzi ululata: Carlo Calenda, quello che definiscono l’uomo nuovo della politica italiana, non è nemmeno candidato. Non c’è un seggio per lui, ma lui è il più menzionato in questa campagna elettorale. Dichiara, ma le sue dichiarazioni non sono comizi, perché il suo nome non dovrà essere votato. Giovanissimo, come esperienza politica, e giovane come anagrafe si muove già come «riserva della Repubblica», una specie di virtuale senatore a vita che ha conquistato i galloni del super partes non dopo una lunga milizia ma una ancor freschissima apparizione sulla scena politica italiana. «Che farà Calenda?», interrogativo che si sussurra nelle stanze e nei corridoi della politica italiana, non si sposa a una domanda che dovrebbe essere centrale in una contesa elettorale: «Ma Calenda sarà eletto?». Dicono che la sua forza stia nell’essere bersaglio di ammirazioni politiche trasversali, l’ideale per uno scenario da larghe intese. Ma rispetto alle figure di mediazione, lui non è sbiadito, non è la parodia della moderazione che ammorbidisce tutti gli spigoli. Si mette sempre un po’ di lato. Sta nell’orbita renziana, ma non è simpatico ai pasdaran renziani che non ammettono obiezioni. Occhieggia alla lista Tabacci-bonino, ma sempre alludendo. Dice cose di sinistra ma non è antipatico ai berlusconiani. E mentre gli altri si affaticano (si fa per dire) per catturare i voti, lui già lavora al post-voto. «Che farà Calenda?».