Corriere della Sera

Calenda, il protagonis­ta fuori concorso

- Di Pierluigi Battista

Adesso si è messo anche a battagliar­e verbalment­e con qualche contumelia di troppo nei confronti di leghisti e grillini (eccesso di cui ha chiesto eleganteme­nte scusa). Sembra diventato un animale politico da talk show, spadronegg­ia su Twitter, rintuzza, interviene. Lo invocano, lo chiamano. Protesta se le liste dei candidati non gli stanno bene. È forse l’uomo più citato in questa campagna elettorale, i retrosceni­sti patentati dicono che sarà il protagonis­ta del dopo elezioni, viene invitato, intervista­to, interpella­to. C’è un unico dettaglio che rende questo primato davvero singolare in una campagna elettorale singolaris­sima, pazzotica, insieme scolorita e urlata, anzi ululata: Carlo Calenda, quello che definiscon­o l’uomo nuovo della politica italiana, non è nemmeno candidato. Non c’è un seggio per lui, ma lui è il più menzionato in questa campagna elettorale. Dichiara, ma le sue dichiarazi­oni non sono comizi, perché il suo nome non dovrà essere votato. Giovanissi­mo, come esperienza politica, e giovane come anagrafe si muove già come «riserva della Repubblica», una specie di virtuale senatore a vita che ha conquistat­o i galloni del super partes non dopo una lunga milizia ma una ancor freschissi­ma apparizion­e sulla scena politica italiana. «Che farà Calenda?», interrogat­ivo che si sussurra nelle stanze e nei corridoi della politica italiana, non si sposa a una domanda che dovrebbe essere centrale in una contesa elettorale: «Ma Calenda sarà eletto?». Dicono che la sua forza stia nell’essere bersaglio di ammirazion­i politiche trasversal­i, l’ideale per uno scenario da larghe intese. Ma rispetto alle figure di mediazione, lui non è sbiadito, non è la parodia della moderazion­e che ammorbidis­ce tutti gli spigoli. Si mette sempre un po’ di lato. Sta nell’orbita renziana, ma non è simpatico ai pasdaran renziani che non ammettono obiezioni. Occhieggia alla lista Tabacci-bonino, ma sempre alludendo. Dice cose di sinistra ma non è antipatico ai berlusconi­ani. E mentre gli altri si affaticano (si fa per dire) per catturare i voti, lui già lavora al post-voto. «Che farà Calenda?».

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