Appalti per il G8, assolto Bertolaso Condanne per Anemone e Balducci
Cade la corruzione: 6 anni all’imprenditore, 6 e mezzo all’ex capo Grandi Opere
ROMA Colpevoli Diego Anemone e Angelo Balducci, innocente Guido Bertolaso. Si chiude così il processo di primo grado per gli appalti del G8 della Maddalena (poi divenuto evento dell’aquila terremotata).
Le condanne più pesanti per il «sistema gelatinoso» come fu inizialmente ribattezzato, sono quella a sei anni e sei mesi inflitta all’ex provveditore alle Grandi Opere Balducci, ormai un privato cittadino che ha presenziato a tutte le sue udienze e l’altra, a sei anni, all’imprenditore Anemone il cui «Salaria Sport Village», simbolo della «cricca» dei Grandi eventi, resta nelle mani dell’amministrazione giudiziaria, in attesa che si decida sulla confisca.
Sanzionati in misura minore anche il funzionario pubblico Fabio De Santis (4 anni e sei mesi) e l’ex generale della Finanza Francesco Pittorru (4 anni) accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Per l’ex numero uno della Protezione civile Bertolaso — accusato di aver ricevuto contanti, l’uso di un appartamento e prestazioni sessuali presso il centro benessere del «Salaria» — assoluzione «perché il fatto non sussiste».
Assolti anche la funzionaria della commissione aggiudicatrice delle gare per i 150 anni dall’unità d’italia in cui Anemone fece man bassa, Maria Pia Forleo, come pure l’imprenditore dei Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi. E Regina De Fatima Profeta che, secondo il capo d’imputazione aveva reclutato la divenuta famosa massaggiatrice (Monica Da Silva Medeiros) per Bertolaso. La prescrizione, intervenuta sulla maggior parte degli episodi, ha comunque salvato il cuore dell’impianto accusatorio, l‘associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Esulta Filippo Dinacci, difensore di Bertolaso: «Questo processo non doveva cominciare». «Perplesso» il loro collega Roberto Borgogno che prepara il ricorso in appello per Balducci.
Complessivamente le pene sono state più miti di quelle richieste dalla Procura, mentre altri imputati eccellenti di quella stagione — fra cui l’ex ministro Claudio Scajola e l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro — sono stati processati a parte.
Il primo è stato assolto per la famosa casa al Colosseo acquistata con i soldi di Anemone e l’altro ha patteggiato 8 mesi per rivelazione del segreto d’ufficio (la fuga di notizie nei confronti di indagati). Quanto ad Anemone l’ultima iniziativa risale al 2014: la richiesta delle restituzione dei soldi a funzionari, politici e militari beneficati all’epoca con ristrutturazioni e ammodernamenti.