Corriere della Sera

La felicità e lo sfogo: «Cancellate le storie che mi hanno distrutto»

L’ex capo della Protezione civile: giudici seri

- Di Margherita De Bac

Guido Bertolaso, quando ha saputo di essere stato assolto?

«Ero di ritorno dagli Stati Uniti, ho fatto scalo a Londra e lì ho ricevuto la notizia meraviglio­sa. Il volo fino a Roma è stato il più bello della mia vita, oltretutto ero in compagnia di mia nipote Aurora».

E ora?

«Continuo a fare quello che ho fatto negli ultimi otto anni: il medico volontario in Africa. Dopo aver vissuto l’epidemia di Ebola in Sierra Leone, ci torno a metà febbraio per consegnare ambulanze per il trasporto di donne incinte dai villaggi in ospedale. Anche come capo della Protezione civile facevo il medico».

Si aspettava questa sentenza?

«Sì, ho trovato tre giudici seri e severi. L’accusa aveva chiesto la prescrizio­ne e il tribunale ha scelto di andare avanti col processo per affermare che il fatto non sussiste. Lo hanno voluto scrivere loro. Questa sentenza clamorosa cancella le storie che mi hanno distrutto, i massaggi, l’affitto della casa pagato con i soldi di Anemone. Colpendo me, hanno distrutto il sistema della Protezione civile, l’orgoglio del Paese, invidiati da tutto il mondo. Noi davamo un tetto a chi lo perdeva».

Secondo lei ora non è così?

«La situazione è sotto gli occhi di tutti, non c’è bisogno di rispondere».

Si è sentito un uomo bruciato?

«Mai, continuo ad essere orgoglioso di essere italiano, di avere una famiglia come la mia. Mia moglie e le figlie strette attorno a me per difendermi e difenderci».

Il momento peggiore?

«Quando sono stato accusato un editoriali­sta ha scritto: diteci che non è vero. Dopo otto anni qualcuno lo ha detto. Non ce l’ho con nessuno, malgrado tutto. L’esperienza mi ha rinforzato e reso coraggioso. Non la auguro a nessuno, sia ben chiaro. Forse il processo non andava fatto e chi sosteneva che avrei accettato la prescrizio­ne deve ricredersi. Non ho mai perso la tranquilli­tà, gli innocenti non la perdono».

I suoi amici?

«Quelli veri sono rimasti tutti».

Cerca la riscossa?

«Non ho sentimenti di vendetta e rivalsa. Mi nutro di quello che ho raggiunto nella vita: specializz­ato in malattie infettive e tropicali con una tesi sui batteri anaerobi. Unico medico italiano con 4 lauree, oltre a Medicina, Ingegneria, Scienze biologiche e Giurisprud­enza attribuite honoris causa da grandi università».

Ritenta con la politica?

«No. Ho provato con un piccolo assaggio come candidato a sindaco di Roma, solo per amore della mia città».

Il suo tono di voce è allegro, come se nulla fosse accaduto. Sta recitando?

«La verità è che ancora non mi rendo conto di essere stato riconosciu­to innocente. Sono emozionato, felice. Sono grato ai tre coraggiosi giudici, ai miei avvocati e alla famiglia, compresi i genitori che non ci sono più e purtroppo hanno vissuto in parte il dolore di questa storia del cui esito felice non possono gioire».

Come festeggia?

«Una cena con mia moglie Gloria, una delle due figlie Olivia e la nipotina. Otto anni di fango non mi hanno tolto nulla. Sono stato di più accanto alle persone che amo».

A chi va il suo pensiero?

«Alle vittime dei terremoti di Aquila, Emilia Romagna e Amatrice».

d Continuo a fare quello che ho fatto negli ultimi otto anni: il medico in Africa. Dopo aver vissuto l’epidemia di Ebola in Sierra Leone, ci torno a febbraio

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