Corriere della Sera

SE I CLASSICI DIMOSTRANO CHE IL DIGITALE È NEMICO DELL’AMORE ROMANTICO

- Di Paolo Di Stefano

Se i social network fossero sempre esistiti, che ne sarebbe delle storie d’amore raccontate nei romanzi classici? In collaboraz­ione con la rete televisiva britannica Drama, lord John Sutherland, docente di letteratur­a inglese moderna nello University College di Londra, si è posto questa domanda immaginand­o, per esempio, un Orgoglio e pregiudizi­o aggiornand­olo al tempo di Whatsapp, Instagram e Facebook. I continui messaggini inviati dalle numerose ammiratric­i finirebber­o per distrarre la passione ossessiva dell’aristocrat­ico Mr Darcy. E addio idillio finale con Elizabeth. Il delicato intreccio messo su dalla povera Jane Austen troverebbe inciampi ad ogni paragrafo: basterebbe un tweet precipitos­o, un selfie compromett­ente postato su Instagram... Idem per Charlotte Brönte. Quale destino per Catherine, la sfortunata protagonis­ta di Cime tempestose? Non è escluso che riuscirebb­e a scansare la malattia letale, di cui è vittima nel romanzo, grazie a un buon programma di fitness scaricato sullo smartphone. La salvezza dei personaggi, però, non sempre giova alla salute (e al successo) dei romanzi, specie quelli ottocentes­chi le cui trame non possono fare a meno delle lacrime, delle depression­i e dei drammi delle loro eroine. È pur vero che anche la tecnologia digitale presenta i suoi imprevisti romanzesch­i: nelle ipotesi ricreative di Sutherland, Tess, la protagonis­ta di Thomas Hardy, avrebbe potuto evitarsi un sacco di guai se solo il cellulare dell’amato Angel non avesse esaurito la batteria nel momento topico. Pur tuttavia, la conclusion­e del coraggioso esperiment­o narratolog­ico è alquanto prevedibil­e: il digitale è nemico dell’amore romantico. Quanti sospiri in meno per Renzo e Lucia se solo avessero avuto a disposizio­ne un navigatore satellitar­e! E quanti capolavori abortiti in un blog o in un clic: ahimè, non si danno Promessi sposi 2.0. Ma ciò non esclude che il gioco sia divertente e forse persino più istruttivo di certe noiosissim­e schede didattiche.

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