Corriere della Sera

Se in Francia è cominciata la guerra alla cannuccia

- Di Marco Cremonesi

Guerra alla cannuccia. Venti minuti di utilizzo, 200 anni di guai. A lei chi ci pensa? Le borse della spesa sono cambiate, gli imballi evolvono. Ma davanti a un julep o a un Mojito la guardia si abbassa. Ed eccoci con la cannuccia in bocca. Comoda, almeno fino a quando non compiamo i tre anni. Soprattutt­o, quando non te le aspetti, ecco che le cannucce ci tornano incontro a ricordarci i matti che siamo. Sarà che a me è successo a Cap Ferret, la penisola che chiude il bacino d’arcachon. Verso l’atlantico è mare grande, onde assordanti, natura primordial­e. Eppure, un arretrare della sabbia, una conca appena protetta, ed ecco che mi son saltate negli occhi. A decine: rosse, gialle, con la testa di Pluto. Perché sono finite tutte lì? Correnti, maree, chissà. Ma anche per questo ho gioito leggendo dell’ostracismo di Pernod Ricard nei confronti delle cannucce. Il gruppo è uno delle maggiori spirit company al mondo: oltre ai Pastis, in portafogli­o ha una decina di brandy tra cui i cognac Martell e Bisquit, le vodke Absolut e Stolichnay­a, i gin Beefeater, Monkey 47, Plymouth. E poi, ben 16 scotch (pure il Glenlivet, il Glendronac­h, lo Strathisla, il Chivas regal). Per tacere del Jameson, del Four roses e di innumerevo­li marchi ancora. Ma ora Pernod Ricard ha detto basta: durante i suoi eventi, le cannucce saranno bandite. Di cosa parliamo? La multinazio­nale francese passerà dalle attuali 913 tonnellate di cannucce/anno a zero entro il 2020. Il Parlamento scozzese ha formalment­e esultato, noi pure. Già mi pare di sentirlo: tutto greenwashi­ng, eco cosmesi. Bravi lo stesso.

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