Franceschini sceglie Boeri Sarà presidente della Triennale
Il decreto ministeriale definisce la Fondazione milanese. Accordo tra i soci sul nome dell’archistar
Manca solo l’ultimo atto che spetta al consiglio di amministrazione, ma ormai la strada è segnata. L’archistar Stefano Boeri, già assessore alla Cultura nella giunta Pisapia, sarà il nuovo presidente della Triennale di Milano. Ieri il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha firmato il decreto di nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Triennale e fra i tre nomi di spettanza del governo il primo è proprio quello di Boeri: «Sono molto contento di poter dare il mio contributo a un’istituzione importante come la Triennale», dice l’architetto fresco di nomina nella sua veste di neoconsigliere.
Oltre a Boeri ci sono Lorenza Bravetta, consigliere di Franceschini per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale, e una vecchia conoscenza milanese, l’ex sovrintendente ai Beni architettonici, Alberto Artioli. Si vanno ad aggiungere agli altri sei consiglieri nominati da Comune, Regione, Camera di Commercio e soci sostenitori della Triennale.
Un board di tutto rispetto e di grande peso. Per la Regione c’è il presidente uscente della Lombardia, Roberto Maroni, che però non assumerà deleghe operative. Per il Comune, Vincenzo Manes, figura di spicco del Terzo Settore, ideatore della Fondazione Dynamo, e il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabrò. Per la Camera di Commercio, Carlo Edoardo Valli, vicepresidente della nuova Camera di commercio metropolitana che riunisce Milano, Monza Brianza e Lodi, ed Elena Vasco, nuovo segretario dell’ente camerale. In rappresentanza dei partecipanti sostenitori, Elena Tettamanti, presidente degli Amici della Triennale.
Adesso la palla passa in mano a Palazzo Marino: qualora il presidente non fosse eletto tra i componenti designati dal Comune (e Boeri è indicato dal ministero) dovrà essere lo stesso Comune a dare parere favorevole. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, non ha mai fatto mistero che l’architetto del Bosco verticale possa essere la persona giusta per guidare la Triennale dopo la scomparsa di Claudio De Albertis (nel dicembre 2016) e la reggenza di Clarice Pecori Giraldi. «la proposta di una candidatura di Boeri io la vedo molto bene», aveva detto a fine novembre il primo cittadino. Quindi, è scontato il parere favorevole. Contemporaneamente partirà la convocazione del nuovo cda che dovrà votare tra i suoi membri il nuovo presidente. Si va da un minimo di otto giorni a un massimo di dieci e prima della fine del mese Boeri sarà il nuovo numero uno della Triennale.
Non è stato un iter semplice. La vicenda della successione di De Albertis è stata lunga e faticosa. Costellata da veti incrociati. Come quello posto da Roberto Maroni nella sua veste di governatore lombardo e socio della Triennale allo stesso Boeri. L’ex ministro degli Interni non avrebbe gradito alcune vecchie dichiarazioni dell’architetto nei confronti di De Albertis. C’è voluta la mediazione del sindaco Sala per dissipare un equivoco che altrimenti avrebbe paralizzato ancora una volta la successione ai vertici della Triennale. Maroni e Boeri si sono incontrati e l’archistar ha chiarito che le sue parole erano rivolte ad alcune scelte della Triennale e non all’operato dell’ex presidente De Albertis.
Infine non sono mancate le sorprese. Quella più eclatante riguarda proprio Maroni. Pochi giorni dopo la decisione di non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, il governatore uscente si è fatto nominare nel consiglio di amministrazione della Triennale. Per qualche ora è circolata la falsa notizia che l’ex numero uno della Lega puntasse alla presidenza di viale Alemagna riaprendo di fatto tutti i giochi. È stato sufficiente leggere la delibera di nomina per dissipare qualsiasi dubbio: Maroni — è scritto — non assumerà deleghe operative. «È una parte della mia vita nuova».
I tempi
Manca solo l’atto formale, entro ottodieci giorni è attesa l’ufficializzazione
Palazzo Marino
Il Comune deve dare parere favorevole, ma l’ex assessore ha già incassato il sì di Sala