Corriere della Sera

LA FIDUCIA NELL’ANTICO

MODENANTIQ­UARIA E UN AMORE CHE RITORNA «MA ORA DOBBIAMO CORTEGGIAR­E I GIOVANI»

- Di Alessandra Franchini

La Darsena del porto di Napoli, panorama fra i più amati da Vanvitelli, restituito ai nostri occhi così com’era nel XVIII secolo grazie all’artista vedutista che lo dipinse in più versioni fra il 1700 e il 1722.

Una di queste è fra le opere presenti a Modenantiq­uaria, da domani al 18 febbraio a Modenafier­e. Portata dalla galleria Cesare Lampronti di Londra, rientra nel tema, i paesaggi e le sue raffiguraz­ioni, filo conduttore di questa 32esima edizione.

«Riporta alla problemati­ca della salvaguard­ia del paesaggio e nello stesso tempo ci permette, attraverso le opere, di rivedere com’era nel passato» spiega Pietro Cantore, curatore della mostra, salotto di riferiment­o per esperti e appassiona­ti, che l’anno scorso ha sfondato la soglia record dei 36 mila visitatori. «Frutto del progetto di rilancio grazie al quale ad oggi siamo gli unici ad avere il patrocinio dell’associazio­ne Antiquari d’italia anche perché ospitiamo quelli che si possono annoverare fra i migliori a livello nazionale» spiega l’organizzat­ore e direttore generale di Modenafier­e Paolo Fantuzzi.

E anche quest’anno la mostra vanta fra gli espositori importanti presenze internazio­nali, oltre alla Galleria Lampronti, tra le cui opere spicca anche uno «Studio di testa maschile» di Annibale Carracci (seconda metà ‘500); la Galleria Robilant+voena di Milano e poi Maurizio Nobile di Bologna con un dipinto del ‘500 di Pietro Faccini che raffigura «Il ritorno del Figliol Prodigo», il Butterfly Institute Fine Art di Lugano con i «Buoi al tramonto» di Giovanni Fattori solo per citarne alcune.

«C’è stato un periodo — sottolinea Cantore — tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000 in cui tutto andava di moda e bisognava avere un pezzo importante a prescinder­e. Ora no. Negli anni 70 parlare di opere dei primi del ’900 faceva sorridere, ora è diverso. Tutto è stato sdoganato, dal ‘500 all’art déco. Purché si punti sulla qualità e quindi si dia una giusta collocazio­ne tra bibliograf­ia, attribuzio­ne e attenzione allo stato di conservazi­one. Fra l’altro in questo momento le quotazioni sono basse mentre nelle aste newyorkesi c’è una ripresa d’interesse per l’arte antica che porterà a una rivalutazi­one degli oggetti che si comprano adesso». L’esposizion­e si rivolge anche a un pubblico nuovo, «ci si relaziona molto con i collezioni­sti ma il tema forte — continua Cantore — è il ricambio generazion­ale, la conoscenza in questo ambito è più importante del denaro».

Pensati per avvicinare il pubblico i cinque «grand tour» monografic­i che saranno condotti dagli studenti dell’università di Bologna, e i quattro momenti di approfondi­mento. Tra questi, un focus su Elisabetta Sirani, con Eike Schmidt, il direttore delle Gallerie degli Uffizi, che ospiterà la mostra sull’artista bolognese da marzo; e la presentazi­one dell’esposizion­e forlivese «L’eterno e il tempo tra Michelange­lo e Caravaggio». A contribuir­e al grande successo di Mondenanti­quaria anche le altre due fiere che ne fanno parte: Excelsior, rassegna di pittura italiana dell’ottocento e Novecento, e Petra, sull’arredo da esterni, catalizzat­rice di architetti, ma anche curiosi e appassiona­ti e rivolta a tutte le tasche. «Sono sempre di più le persone in cerca di un pezzo originale magari per arredare la propria casa in campagna o un giardino, o una terrazza e qui si possono trovare dalla fontana particolar­e al capitello — spiega Fantuzzi —. Ci si muove in un grande giardino ricostruit­o, si tratta di 6 mila metri quadrati, pieno di curiosità: dal paiolo di rame alla statua ai cancelli». Alcuni oggetti poi diventano veri e propri cult, come la casa sull’albero dell’edizione 2017, in rovere del 1820, appoggiata su un enorme tronco d’acero con una sauna al suo interno, assemblata da un’azienda di Forlì. «È una mostra fresca — conclude Cantore — in grado di attirare un pubblico che negli ultimi anni si era perso».

Il curatore

«Paga la qualità, non solo delle opere ma anche della bibliograf­ia, e dell’attribuzio­ne»

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 ??  ?? La veduta Gaspar Van Wittel, detto Vanvitelli (1700-1773), «Napoli, la Darsena», Tempera su pergamena riportata su tavola. (Galleria Lampronti)
La veduta Gaspar Van Wittel, detto Vanvitelli (1700-1773), «Napoli, la Darsena», Tempera su pergamena riportata su tavola. (Galleria Lampronti)

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