Corriere della Sera

L’INTERVISTA

CHASE CAREY

- DAL NOSTRO INVIATO

L’addio

Da quest’anno la Formula 1 rinuncia alle ombrelline per scelta precisa dei nuovi padroni americani di Liberty: «Non sono in linea con i valori del mondo moderno». Saranno sostituite da baby piloti provenient­i dalle formule minori (Epa) LONDRA St. James Market, un’enclave di tranquilli­tà a due passi dal circo colorato di Piccadilly. Chase Carey senza giacca, in camicia bianca e cravatta viola, sorseggia un caffè americano dalla tazza con il logo della F1. Mostra fiero i nuovi uffici in cui lavorano 70 persone. Oratore instancabi­le, gesticola tantissimo e con quei baffi arricciati sembra sbucato dall’impero asburgico. In realtà l’ex luogotenen­te di Rupert Murdoch viene da Brooklyn e vive immerso nel futuro. Davanti allo skyline della città racconta la sua rivoluzion­e.

Da più di un anno ha preso il volante della F1, ci spieghi le novità.

«Nella fase 1 la priorità era mettere in moto la macchina organizzat­iva per far crescere lo sport e il business, ed è stato fatto. La seconda, per me la più importante, era portare energie fresche nell’ambiente. Ultimament­e si sentivano troppe cose negative: ricordate quando Bernie (Ecclestone ndr) diceva che non avrebbe speso soldi per vedere un Gp? Ora è tutto molto più aperto, c’è una grande attività sui social, i prezzi dei biglietti sono calati, abbiamo creato fan zone ovunque. Tutto questo ci consente di accelerare il cambiament­o». Come?

«Dobbiamo migliorare lo show in pista, vogliamo grandi gare. Questa aerodinami­ca non aiuta e stiamo cercando la soluzione per modificarl­a. Mi hanno detto che è anche una questione di circuiti, in alcuni non si passa. E io che sono un novizio rispondevo: “Ma come è possibile, dobbiamo metterci i cartelli di divieto di sorpasso? Piuttosto troviamo il modo di riuscirci”».

Volete mettere un tetto alle spese. In passato non ha funzionato, perché dovrebbe funzionare ora?

«Perché prima era su base volontaria, e quindi non succedeva nulla a chi non lo rispettava. Ma partiamo da un altro punto: mi trovi qualcuno che dica che ha senso spendere le cifre di adesso. È assurdo. Rispettiam­o il dna, la tecnologia, ma il nostro obbiettivo è creare un grande sport non appoggiare team grandi, piccoli o nuovi, né costruttor­i o indipenden­ti. Stiamo spendendo nella direzione sbagliato. È nell’interesse di tutti, lo capiranno». È sicuro?

«Sì, è sempre mancata una visione d’insieme: Ecclestone ha portato questo sport a livelli altissimi, ma negli ultimi dieci anni non credo che la F1 abbia espresso il meglio».

Niki Lauda sostiene che togliere le ombrelline è stato un errore, e tanti la pensano come lui. Cosa risponde?

«Mi aspettavo queste reazioni, non mi stupisco e le rispetto. Hamilton Accende la fantasia di milioni di tifosi È già diventato un supereroe

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