Corriere della Sera

Il passo indietro di Schulz (dal governo)

Il presidente dei socialdemo­cratici rinuncia al ministero degli Esteri

- Di Paolo Valentino

Pochi come i socialdemo­cratici tedeschi possono cogliere appieno il grido di dolore di Roy Batty, il replicante di Blade Runner: «Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare». Meno di 48 ore dopo la firma di un patto di coalizione per lei incredibil­mente vantaggios­o, la Spd è in preda al caos più totale.

Un partito sconvolto da una leadership rissosa, privo di una guida, incerto sul da farsi, al buio sui nomi con cui riempire le caselle più importanti della futura Grosse Koalition e ancora una volta preda di quella «Lust am Untergang», la voluttà di affondare che è una cifra della sinistra, non solo in Germania.

Eroe negativo e triste della vicenda è Martin Schulz, che dopo aver rinunciato alla presidenza del partito, ieri ha fatto sapere che non sarà ministro degli Esteri nel futuro governo Cdu-csu e Spd, guidato da Angela Merkel come inizialmen­te annunciato. Vi è stato costretto, naturalmen­te. Con un vero e proprio ultimatum, come racconta la Bild, presentato­gli dal gruppo dirigente, preoccupat­o che la sua presenza mettesse in pericolo l’esito del referendum interno sull’accordo, in programma a fine febbraio.

Schulz era ormai l’elefante nella stanza. Troppi voltafacci­a: prima contro, poi a favore della Grande Coalizione; prima a giurare che non avrebbe mai servito in un esecutivo sotto Merkel, poi pronto a esserne il primo ambasciato­re. E in mezzo, incapace e anche un po’ sfortunato generale del peggior risultato elettorale nella storia della socialdemo­crazia tedesca. In molti Land, soprattutt­o nella roccaforte rossa del Nord Reno-vestfalia, l’annuncio che Schulz sarebbe diventato capo della diplomazia ha provocato una mezza sollevazio­ne.

«Dichiaro di rinunciare a far parte del governo federale e con questo spero che cessino immediatam­ente le speculazio­ni sui nomi all’interno del partito», ha detto Schulz, spiegando di voler mettere le sue «ambizioni personali dietro gli interessi del partito».

Che qualcosa di esplosivo stesse per uscire dalla Willy Brandt Haus, la sede del partito a Berlino, era apparso chiaro giovedì, quando il ministro degli Esteri uscente ed ex capo del partito, Sigmar Gabriel, aveva attaccato ad alzo zero Schulz e la leader in pectore della Spd, Andrea Nahles, accusandol­i di mancanza di rispetto e soprattutt­o di non aver mantenuto la parola data. Gabriel, rimasto fuori dalla lista dei futuri ministri, non ha precisato a cosa si riferisse. Secondo una ricostruzi­one di Der Spiegel, quando nel gennaio 2017 aveva offerto a Schulz la presidenza della Spd e la candidatur­a

Metterò le ambizioni personali dietro gli interessi di partito

Martin Schulz

alla cancelleri­a, questi gli avrebbe promesso che nel caso di una nuova Grosse Koalition sarebbe rimasto al ministero degli Esteri, dove Gabriel stava per sostituire Fank-walter Steinmeier, già designato alla presidenza della Repubblica.

L’affondo di Gabriel ha provocato molta irritazion­e nella Spd. «Ogni tanto bisognereb­be avere la capacità di mettere un freno al proprio ego», ha commentato Kevin Kühnert, il giovane capo degli Jusos, che guida la campagna contro la Grosse Koalition.

Ma a spingere Schulz al gran rifiuto è stata soprattutt­o la rivolta della base. La pressione più grossa sarebbe infatti venuta dal leader del Nord Reno-vestfalia, Michael Groschek, che si è fatto portavoce della protesta contro i piani di Schulz di entrare nel governo. «Se insiste — avrebbe detto — è un regalo a chi vuol far saltare la Grande Coalizione».

L’uscita di scena dell’ex presidente dell’europarlam­ento, che appena un anno fa venne acclamato leader e sfidante di Angela Merkel con un plebiscito turkmeno del 100%, apre tuttavia tanti problemi quanti ne risolve. Chi sarà il ministro degli Esteri? Non è un mistero che Gabriel lo desidera sopra ogni altra cosa. Ma saranno pronti a offrirglie­lo Andrea Nahles e Olaf Scholz, rispettiva­mente presidente del partito e futuro ministro delle Finanze, nuovo tandem forte della Spd? Se Gabriel fosse al governo, il loro controllo sarebbe meno che totale.

Far chiarezza e da subito sull’«auswärtige­s Amt» non è una pura questione di posti. Ma è indispensa­bile per dare certezza di riferiment­i alla politica estera del primo Paese d’europa.

Resta il destino di Martin Schulz, l’uomo che voleva farsi re ma si è scoperto nudo, entrato in una storia più grande di lui. Forse tornerà in Europa, il luogo che gli ha dato la celebrità, complice una infelice battuta di Silvio Berlusconi. Potrebbe essere un futuro commissari­o europeo della Germania. E non farebbe neppure male. Ma prima ha di fronte a sé una lunga traversata del deserto.

 ?? (Reuters/thilo Schmuelgen) ?? Avversari Il presidente dei socialdemo­cratici Martin Schulz e il suo «accusatore» Sigmar Gabriel, ministro degli Esteri uscente
(Reuters/thilo Schmuelgen) Avversari Il presidente dei socialdemo­cratici Martin Schulz e il suo «accusatore» Sigmar Gabriel, ministro degli Esteri uscente

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy