La stretta di mano olimpica
Storico saluto tra la sorella di Kim e Moon
Una storica stretta di mano — quella tra la sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in — ha segnato ieri, nel corso della cerimonia d’apertura, l’avvio dei Giochi di Pyeongchang. Si alza invece la tensione tra Seul e gli Stati Uniti.
L’appuntamento con la storia, almeno con questa pagina della storia, è alle otto della sera nello stadio olimpico di Pyeongchang. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in si gira dal suo posto di padrone di casa in tribuna e tende la mano verso Kim Yojong, la sorella del Maresciallo Kim Jong-un che guida la Nord Corea, tecnicamente ancora in guerra con il Sud. Lei, prima esponente della Dinastia Kim a mettere piede al Sud da settant’anni, sorride e accetta di stringere rapidamente la mano di Moon. Può essere l’inizio di un percorso di distensione, o forse Kim gioca ancora con carte truccate come dicono gli americani. Ma dopo la corsa al «bottone nucleare più potente» delle scorse settimane, ogni sentiero di dialogo nella polveriera coreana va esplorato.
Però, l’irritazione degli Stati Uniti verso l’iniziativa autonoma dell’alleato sudcoreano è chiara. Alla fine della sfilata delle 92 squadre olimpiche, quando arriva il turno della rappresentativa del Sud e del Nord allineate dietro una bandiera unificata, vestite con un’uguale divisa bianca, Moon, la sorella di Kim e tutta la tribuna d’onore dei politici si alzano in piedi ad applaudire, la nordcoreana è sembrata per un attimo quasi commossa. In un angolo, il vicepresidente americano Mike Pence resta seduto.
Non è l’unico segno di insofferenza. Come monito, Pence ha portato con sé allo stadio il padre di Otto Warmbier, lo studente della Virginia che era stato condannato a 15 anni di lavori forzati per una ragazzata mentre faceva il turista a Pyongyang ed è stato rilasciato solo quando era cerebralmente morto. La morale sarebbe che è sbagliato discutere con un «regime depravato». Il vicepresidente ha detto a Seul che l’amministrazione Trump si aspetta che dopo la «sciarada olimpica» questo riavvicinamento Sud-nord finisca e si torni ad applicare insieme la «massima pressione» sul regime affinché rinunci alle armi nucleari e ai missili intercontinentali. Moon ha replicato in pubblico: «Molti consideravano un sogno impossibile lo svolgimento di Olimpiadi di pace, Giochi ai quali la Nord Corea potesse partecipare e nei quali le due Coree costituissero una squadra comune: ebbene, come vedete invece è accaduto».
La missione di Pence ai Giochi di Pyeongchang è stata tutta una serie di strappi diplomatici. Il vicepresidente non si è seduto alla cena per i leader politici offerta da Moon. Circolano diverse versioni sull’episodio, ma il dispetto è innegabile. Pence ha solo preferito mangiare con gli americani, ha fatto sapere il cerimoniale del Sud. Pare che gli fosse stato assegnato a tavola il posto di fronte al capo delegazione nordcoreano, il novantenne presidente del Presidium dell’assemblea del popolo di Pyongyang. Evidentemente Pence non voleva guardarlo in faccia, poi però si è presentato prima del banchetto, a tavola il suo posto era stato tolto, ha salutato tutti eccetto l’uomo del Nord e se n’è andato.
Se avesse partecipato alla cena, al termine si sarebbe visto servire un dessert originale e sgradito. Torta di cioccolato nero a forma di penisola coreana, attraversata da zucchero filato a filo spinato: gli ospiti invitati a versarci sopra crema bianca calda per fondere il filo in segno di riconciliazione e pace.
Insomma, due mosse di Pence per snobbare l’alleato Moon e il nemico nordista. Dispetti che scoprono la differenza di linea netta tra Washington e Seul sul modo di trattare la minaccia della Nord Corea.
Moon Jae-in va avanti. Oggi aspetta a Seul, alla casa Blu presidenziale, la delegazione nordcoreana con Kim Yojong: pranzo e colloquio. La giovane sorella del Maresciallo dirige la propaganda del regime e cura l’immagine del leader supremo. È una donna di potere e anche se non è la più alta in grado di questa delegazione nordista, non ci sono dubbi sul suo ruolo decisivo. Se il Maresciallo vuole dare a Moon un messaggio importante, è Kim sorella che lo comunicherà oggi.
Sorrisi tra nemici storici, tensioni e dispetti tra alleati storici. Se è questo, come qualcuno sospetta, l’obiettivo strategico di Kim, vale a dire inserire un cuneo tra Washington e Seul, la partita olimpica gli sta andando bene.
Il dessert simbolico Alla cena una torta a forma di penisola. E filo spinato di zucchero da sciogliere con la crema
d Molti credevano fosse un sogno fare Olimpiadi di pace, Giochi ai quali le Coree avessero una squadra comune: ebbene, è accaduto Moon Jae-in