Caso scontrini, linea dura di Di Maio E tra gli eletti c’è chi spende tutto
Il leader vuole espellere Cecconi e Martelli. Le mancate restituzioni dei rimborsi
I rimborsi
● Il Movimento 5 Stelle dal 2013 ha scelto di tagliarsi volontariamente parte dello stipendio e di restituire le eccedenze rispetto alle spese sostenute
● Le cifre vengono versate in un fondo destinato a sostenere con il microcredito le piccole e medie imprese
● Un servizio delle Iene (non ancora trasmesso in tv) avrebbe portato alla luce delle incongruità nei bonifici di due parlamentari, Andrea Cecconi e Carlo Martelli
● I due sono stati deferiti al collegio dei probiviri e giovedì hanno annunciato la decisione di non accettare una eventuale rielezione (sono capilista). Luigi Di Maio preme per l’espulsione MILANO Lo spettro del servizio tv delle Iene sui bonifici Cinque Stelle, i paletti del capo politico e la questione delle spese dei parlamentari cresciute negli ultimi mesi. Nel Movimento sono ore febbrili dopo la decisione di Andrea Cecconi e Carlo Martelli di rinunciare alla eventuale elezione (anche se ci sono dubbi tecnici sulla reale possibilità di farlo). Luigi Di Maio ha scelto la linea dura sulla questione rendicontazioni. «Non ho voluto parlare direttamente con Cecconi e Martelli perché mi hanno molto deluso. Io sono dell’idea che chi fa queste cose debba andare fuori dal Movimento», ha detto. «Abbiamo chiesto loro — ha precisato il leader — non solo di fare un passo indietro ma, attraverso i probiviri, una sospensione o una espulsione. La cosa più importante in questa storia è però che loro hanno già restituito tutti i soldi». Ma anche le sanzioni potrebbero essere nulle, almeno secondo l’avvocato Lorenzo Borré, che spiega all’adnkronos: «Cecconi e Martelli sono stati eletti nell’attuale legislatura come portavoce dell’associazione M5S costituita del 2009 e le omissioni che gli vengono contestate riguardano un periodo anteriore alla costituzione del nuovo omonimo partito».
La linea scelta dal capo politico, però, è chiara. «D’ora in poi non si transige», è il ragionamento dei vertici. E non è un caso che nel post scriptum in calce all’annuncio di Cecconi compaia anche la decisione di rinunciare all’assegno di fine mandato. Un terzo dei 123 parlamentari pentastellati quasi sicuramente non farà parte del gruppo nella prossima legislatura e c’è chi tra questi, privatamente, avrebbe manifestato l’idea di non restituire la somma (le regole del Movimento lo impongono, si tratta di circa 47 mila euro). «Non lo tolleriamo: chi viola le norme, si pone fuori dai Cinque Stelle», è il diktat.
La volontà è quella di aprire un nuovo corso, ma l’attenzione è ancora rivolta al servizio sulle rendicontazioni delle Iene che ha dato il la alla discussione. «Stiamo facendo verifiche a tappeto. Ci dovete dare solo il tempo di controllare 670 bonifici e poi rispondiamo su tutto», ha detto Di Maio. Ieri la presenza dell’inviato del programma tv Filippo Roma in Puglia al comizio del leader ha creato bagarre. Il capo politico prima ha risposto alle domande sul caso scontrini, poi è salito sul palco. Digos e carabinieri hanno bloccato l’inviato che avrebbe voluto seguire il leader. Intanto, domani mattina verrà trasmessa un’anticipazione del servizio. Il Pd preme per la messa in onda. Michele Anzaldi spiega che «sarebbe un imbroglio» rinviare il servizio per «motivazioni legate alla par condicio». Il Movimento, dal canto suo, replica ai dem ricordando — via blog — i candidati pd (e non solo) che i pentastellati giudicano «impresentabili».
Ma c’è un altro dato che emerge dalle rendicontazioni Cinque Stelle: un aumento dei costi di vita (e lavoro) per alcuni deputati e senatori nel 2017. Negli ultimi sei-nove mesi, infatti, un 10%-15% del gruppo parlamentare ha restituito solo la parte d’indennità «dovuta» o poco di più (si parla di al massimo poche centinaia di euro). I bonifici versati al fondo spesso collimano al centesimo proprio con la cifra legata all’indennità. Nulla di illecito, ma un passo che stride con un Movimento
Il tfr
I vertici annunciano pure che sarà cacciato chi incasserà l’assegno di fine mandato