Corriere della Sera

Dalle notti insonni dei militanti per l’attacchina­ggio agli spazi che restano vuoti nell’era dei social

- Giuseppe Alberto Falci

un ex democristi­ano come Clemente Mastella. «Il collegio — ricorda sorridendo — era talmente grande, che ne occorreva un gran numero. Una volta ne feci stampare oltre centomila. In alcuni casi poi accadeva che invitato a una iniziativa per presentare la mia candidatur­a mi trovavo i santini di un altro candidato. A quel punto stavo dieci minuti e me andavo».

Nel 2001 Silvio Berlusconi intasò gli uffici postali perché inviò a tutte le case degli italiani un opuscolo dal titolo «Una storia italiana». Probabilme­nte fu l’ultima grande produzione di carta. Dalla successiva campagna elettorale, quella del 2006, il fenomeno cominciò a scemare.

I blitz

Sposetti: decisivo il venerdì prima del voto, se non controllav­i ti oscuravano il simbolo

Paolo Cirino Pomicino, ex Dc di rito andreottia­no, la mette così: «La carta non serve più perché non ci sono più le preferenze». Oggi infatti tutto questo è stato superato dai social network come Facebook, Instagram e Twitter e dalle app di messaggist­ica. L’esempio è quello dell’attuale premier Paolo Gentiloni che utilizza Whatsapp con messaggi mirati sui temi della Capitale. «Da qui alla fine della campagna elettorale ne farà altri» filtra dallo staff di Gentiloni. Un esperiment­o studiato a tavolino dal premier in carica per vincere la battaglia per il collegio uninominal­e di Roma 1, senza sprecare un grammo di carta.

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