Corriere della Sera

«Sento le bombe la guerra continua Sconfitto l’isis, ora è anche peggio»

IL NUNZIO APOSTOLICO A DAMASCO Il cardinale Zenari: in Siria potenze straniere

- Www.avsi.org) Gian Guido Vecchi (Suleiman / Afp)

CITTÀ DEL VATICANO «L’altro giorno abbiamo sentito uno scoppio proprio qui sotto, un altro colpo di mortaio. Gli aerei governativ­i passano a ogni ora, bombardano a una quindicina di chilometri da qui. I mortai, invece, di solito arrivano nel primo pomeriggio, si dice siano i ribelli. Anche la Città vecchia non è più sicura. Non è tanto l’esplosione, sono le schegge». Il cardinale Mario Zenari, dal 2008 nunzio apostolico a Damasco, ha passato diciotto anni in zone di guerra, compresi i sette del conflitto siriano. «In Africa mi avevano insegnato un proverbio: quando gli elefanti si scontrano, chi ne soffre è l’erba del prato. E l’erba ora è la Siria, come lo Yemen: le città, i civili. Non dimentichi­amo il dolore della gente, i bambini».

Cosa sta succedendo in Siria, eminenza?

«È difficile capire questo conflitto. In Europa la gente pensava che in Siria, sconfitto l’isis, si andasse verso una soluzione politica. E invece adesso è peggio. Ci sono una decina di Paesi con armi e militari, nel territorio. Il cosiddetto Stato Islamico era un problema gravissimo, chiaro, ma quasi non era il vero problema. Perché almeno, seppure con strategie diverse, erano più o meno tutti d’accordo nell’eliminarlo. E ora le superpoten­ze e le potenze regionali si combattono tra loro. La si vede riapparire in tutta la sua crudeltà, ma la guerra non è mai finita».

Come si vive?

«Da Idlib ad Afrin, al confine con la Turchia, ci sono centinaia di morti e feriti, migliaia di sfollati. A quindici chilometri da dove le parlo c’è l’inferno. Nelle nostre scuole, qui a Damasco, conosco genitori che non mandano più i figli a scuola. I mortai cadono all’ora di uscita. All’ospedale San Luigi sono andato a visitare una ragazza di quindici anni, Cristina, canta nel coro della nostra chiesa. Le hanno dovuto amputare la gamba sinistra. È stata colpita il 22 gennaio, fuori dalla scuola. L’amica che stava accanto a lei, Rita, è rimasta uccisa sul colpo. Poco distante c’era una donna ferita, il marito intubato nella stanza accanto. Il figlio di tre anni era arrivato morto in ospedale, non sapevano niente, uno psicologo stava cercando di prepararla».

Che si può fare per fermare tutto questo?

«Nel 2013, quando un attacco Chi è ● In Siria la Santa Sede ha creato il progetto «ospedali aperti» con Avsi (raccolta fondi: chimico qui vicino fece millequatt­rocento morti, fummo a un passo dall’intervento militare internazio­nale, un rischio tremendo…».

Francesco convocò una giornata mondiale di preghiera per «il dialogo e il negoziato», temeva una guerra mondiale…

«E accadde una specie di miracolo, la Siria firmò il protocollo per il bando delle armi chimiche. Un risultato importante, nonostante le accuse successive. Fosse andata altrimenti, non sarei qui a parlarle. Però questo accadde perché Obama e Putin trovarono un accordo. Il problema è che ora la situazione è cambiata». In che senso?

«Ci sono state l’ucraina, la Crimea. E questo ha fatto la differenza, ne è risultata una sorta di nuova Guerra fredda tra Usa e Russia. Le potenze locali seminano distruzion­e. Tuttavia, se le due superpoten­ze si mettessero d’accordo, avrebbe un peso notevole».

Il Papa, prima di ricevere Erdogan, ha indetto un’altra giornata di preghiera per la pace il 23 febbraio…

«La Santa Sede, oltre alla preghiera, mantiene aperti tutti i suoi canali di dialogo. Ed è impegnata nell’assistenza umanitaria, sanità, cibo, educazione. La gente perde il lavoro, non ha più soldi né mutua, metà degli ospedali pubblici è fuori uso. Abbiamo creato il progetto “ospedali aperti” con Avsi (raccolta fondi: www.avsi.org, ndr) per curare gli indigenti nei nostri tre ospedali, due a Damasco e uno ad Aleppo. Si muore più per mancanza di cure che sotto le bombe. E non basta». Che altro accade?

«La guerra è una fabbrica di male. All’inizio mi impression­ava passare per certi quartieri di Homs o Aleppo. Ora mi colpiscono ancor più le distruzion­i interne. Un palazzo si ricostruis­ce. Ma pensi a quanto odio è cresciuto in sette anni, sete di vendetta, ferite spirituali, bimbi che hanno visto genitori e fratelli uccisi… Chi ricostruis­ce?». In chiesa

Una fedele nella chiesa ortodossa della cittadina curda di Derika (Al-malikiyah in arabo), nell’estrema punta nordorient­ale della Siria, al confine con la Turchia

I bambini

I mortai cadono all’ora di uscita delle scuole. Le vittime sono bambini

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 ??  ?? ● Il cardinale Mario Zenari, 72 anni, dal 2008 è nunzio apostolico a Damasco
● Il cardinale Mario Zenari, 72 anni, dal 2008 è nunzio apostolico a Damasco

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