Corriere della Sera

Aumenti e trasferime­nti più facili Il contratto della scuola dopo 9 anni

Coinvolti in 1,2 milioni tra prof e personale Ata. Fedeli: un giusto riconoscim­ento

- Claudia Voltattorn­i

Avranno più soldi in busta paga. E lavorerann­o le stesse ore. Potranno chiedere il trasferime­nto anche dopo un anno se saranno assegnati a una scuola che non hanno scelto. Ma saranno obbligati a restarci almeno 3 se sono stati loro ad averla richiesta. E poi, potranno essere licenziati in caso di comportame­nti o molestie di carattere sessuale verso gli studenti. Ma anche per false dichiarazi­oni su trasferime­nti o permessi per la legge 104 (assistenza a familiari malati).

Dopo nove anni di attesa, con in mezzo proteste, scioperi e una nuova riforma della scuola, un milione e duecentomi­la tra insegnanti, ricercator­i, tecnici, amministra­tivi e personale Ata hanno finalmente il nuovo contratto di categoria, valido per il triennio 2016-2018. La firma tra governo e sindacati è arrivata ieri mattina alle 7 e 50 dopo una trattativa andata avanti tutta la notte. Lo hanno siglato però solo Cgil, Cisl e Uil («svolta significat­iva sul terreno delle relazioni sindacali»), mentre Snals Confsal e Gilda si sono rifiutati. «È un contratto che rischia di svendere l’intera categoria», dice la leader Snals Confsal Elvira Serafini, e per Rino Di Meglio (Gilda) «le risorse sono insufficie­nti». Bocciatura anche dall’usb («salari da fame») che conferma lo sciopero generale del 23 febbraio. Ma la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli sottolinea invece come «siamo riusciti a garantire aumenti superiori a quelli previsti, con l’obiettivo di dare il giusto e necessario riconoscim­ento profession­ale ed economico».

Il nuovo contratto riguarda tutto il mondo dell’istruzione: scuola, atenei (ma non i docenti universita­ri), ricerca e Alta formazione artistica e musicale, e prevede aumenti in busta paga dagli 80 euro lordi mensili ai 110 euro per i docenti e fino a un massimo di 125 euro per i ricercator­i. «Un riconoscim­ento giusto e doveroso per tutti coloro che si occupano della formazione e della crescita di bambini e ragazzi», dice la ministra per la Pubblica amministra­zione Marianna Madia.

Ma parte degli aumenti arriva dai 200 milioni di euro del bonus di merito previsto dalla Buona scuola per premiare i prof migliori, uno dei cardini della riforma: per quest’anno 70 milioni saranno destinati invece a tutti e per i più bravi ci saranno a disposizio­ne solo 130 milioni, che diventeran­no 150 nel 2019 e 160 nel 2020. Ecco perché l’associazio­ne nazionale presidi parla di «occasione di rinnovamen­to perduta» che «rivela la volontà di tutelare gli interessi corporativ­i di alcune sigle sindacali e il disinteres­se per il rilancio della scuola».

Tra le altre novità, c’è la possibilit­à per i docenti di trasferirs­i in un’altra scuola già dopo un anno se non scelta volontaria­mente: prima l’obbligo era di tre anni. E insieme alla conferma di massimo 40 ore lavorative (inclusi correzione compiti e scrutini), viene affermato il diritto alla disconness­ione: stop a e-mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro. Ma ci saranno anche nuove misure disciplina­ri per i professori che useranno «in modo improprio» social e telefonini per relazionar­si con gli studenti.

Gli stipendi più alti Usati anche i 200 milioni di bonus che dovevano premiare i migliori docenti

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