Sala chiede gli atti. «E voglio andare all’europarlamento»
Il sindaco: abbiamo il 30% di possibilità di vincere, lottiamo fino alla fine. Maroni: «Noi ci crediamo»
MILANO Beppe Sala non si rassegna: la casa di Ema deve essere Milano. Nonostante non siano alte le possibilità che nella sua fuga da Londra l’agenzia europea del farmaco venga dirottata da Amsterdam, come invece sentenziato dal bussolotto beffardo. «Non più del 30 per cento», stima lo stesso sindaco di Milano. Che però è deciso a non mollare la presa e a non lasciare nulla di intentato. «Lottiamo: finché si può bisogna provarci», continua a ripetere.
Quel sorteggio sfortunato, Sala non l’aveva mai del tutto digerito. Così torna alla carica per vederci chiaro sul pasticcio olandese sulla nuova sede dei funzionari europei. «Ho chiesto ai nostri legali di preparare due atti. Il primo: una domanda di accesso agli atti, indirizzata alla Commissione Europea, per verificare tutti i documenti relativi al dossier di Amsterdam. Ho il sospetto che la sede transitoria che attualmente propongono non fosse presente nel dossier — annuncia il sindaco —. Il secondo è la richiesta al Parlamento europeo di essere sentito in audizione, per poter sostenere le nostre ragioni». Poi aggiunge: «È anche un invito al governo perché Milano da sola può fare poco. Sono in continuo contatto con Gentiloni, ma serve che il governo spinga». Il nuovo passo segue il doppio ricorso presentato a fine gennaio per provare a fermare l’assegnazione dopo la scoperta che Amsterdam non sarebbe pronta all’operazione. Il governo s’è appellato alla Corte di Giustizia europea, il Comune e la Regione Lombardia al Tribunale di prima istanza di Lussemburgo. Il pressing di Sala non accenna comunque a placarsi. Anche perché, fa notare, le contromosse milanesi qualche risultato l’hanno portato a casa: «Da quando abbiamo fatto ricorso è venuto fuori che gli olandesi hanno secretato parte del dossier, guarda caso dove si parlava del palazzo dove dovrebbe finire l’ema, e che l’affitto che faranno pagare è più alto».
Il Comune può contare sull’appoggio della Regione. Perché il dossier è nato bipartisan, e così prosegue, schivando qualsiasi tensione da campagna elettorale. Il presidente lombardo uscente, Roberto Maroni, pubblica un’immagine eloquente: la parola «impossible» a cui una gomma cancella le prime due lettere. E incita: «Sulla nostra iniziativa per riassegnare l’ema a Milano arrivano da Bruxelles segnali contrastanti. Noi ci crediamo e andiamo avanti». Ma fuori dall’ambito istituzionale, il clima politico perde d’unità. Se il gruppo pd a Bruxelles si schiera con il sindaco («È giusto — affermano Patrizia Toia e Simona Bonafè — che ora la questione venga affrontata innanzitutto al Parlamento europeo»), l’azzurra Mariastella Gelmini non risparmia una stoccata al governo: «Milano e la Lombardia hanno dimostrato di esserci. La diplomazia italiana ha la possibilità, se vuole, di riscattarsi».