I rimborsi alla sanità privata e il confronto tra strumenti e strutture
Caro Direttore, siamo rimasti molto sorpresi dall’articolo pubblicato lunedì 5 febbraio sul suo giornale, a firma di Simona Ravizza e Milena Gabanelli, in merito ai rimborsi destinati alla sanità privata convenzionata. Su un tema così importante e delicato come quello che riguarda la salute di milioni di nostri concittadini, sarebbe stato necessario approfondire alcuni aspetti che, seppur apparentemente tecnici, avrebbero dato un’informazione più corretta e puntuale sui reali servizi offerti dalle tre strutture private prese in esame nell’articolo.
In particolare:
- viene fatto un confronto non pertinente tra strutture non accreditate e strutture accreditate (citate come «convenzionate»). Ci teniamo in particolare a sottolineare che l’accreditamento rappresenta una garanzia per i pazienti, poiché le strutture accreditate devono rispettare stringenti requisiti organizzativi, strutturali, tecnologici e standard qualitativi che sono oggetto di periodici controlli. L’accreditamento, quindi, è un processo che comporta, nell’ottenimento e nel mantenimento, maggiori costi e investimenti.
- Gli esami diagnostici presi a riferimento nelle strutture citate non sono esemplificativi delle reali tariffe applicate nelle strutture considerate, ma vengono forse utilizzati come «specchietto per le allodole» per attirare i pazienti. Inoltre vengono indicate come «migliori centri privati non convenzionati» le tre strutture prese come benchmark, senza alcuna indicazione del criterio di selezione utilizzato.
- Navigando sui siti delle strutture prese come riferimento dalle giornaliste — una delle quali peraltro espone solo le tariffe della risonanza — rileviamo che la maggior parte delle tariffe delle altre prestazioni offerte è superiore al rimborso erogato, ad esempio da Regione Lombardia, alle strutture accreditate. Inoltre, sempre in Regione Lombardia, il totale delle procedure prese a riferimento rappresentano 600 mila prestazioni su 160 milioni di prestazioni ambulatoriali annuali. - Nonostante nell’articolo si affermi che il confronto è «a parità di qualità delle attrezzature diagnostiche», rileviamo che le tre strutture considerate hanno strumentazioni che consentono una tipologia limitata di esami — risonanze magnetiche a 0,25 tesla di bassa qualità e potenza — e una delle strutture citate non ha nemmeno una TAC. Attualmente, infatti, sono di ampia diffusione e di migliore efficacia diagnostica, risonanze magnetiche da 1 a 1,5 tesla, che sono sinonimo di maggiore qualità e, inevitabilmente, comportano maggiori investimenti — superiori di almeno 5 volte — per l’acquisizione, l’installazione e la manutenzione. Da quando i provvedimenti legislativi lo consentono, alcune strutture tra le più qualificate hanno già installato risonanze a 3 tesla.
- Per concludere, è fondamentale considerare che i rimborsi applicati alle strutture accreditate e analizzati dalle giornaliste sono virtuali, poiché sono soggetti a ulteriori riduzioni applicate dalle Regioni stesse, che quindi li contingentano. Considerando la complessità tecnica della materia ma soprattutto le importanti implicazioni dirette alla nostra salute, siamo come sempre disponibili a un confronto costruttivo e trasparente a beneficio di tutti. Il confronto è stato fatto su RM muscoloscheletrica, dove le attrezzature diagnostiche usate nella maggior parte dei centri convenzionati, come voi ben sapete, sono di bassa qualità (0,25 tesla). Al contrario la clinica privata che applica il prezzo più basso (guadagnandoci) utilizza una RM top di gamma, da 1,5 tesla, come si evince dalle immagini mostrate.