«Dopo la lunga prigionia pure schernito al Distretto militare»
Mio suocero, Salvatore Porelli,assegnato al 33° Reggimento di Artiglieria Divisione Acqui, di stanza a Corfù, sopravvissuto alle battaglie di Corfù e all’affondamento del mercantile Rosselli che doveva portar via dall’isola quelli che si erano rifiutati di passare con i tedeschi, rifatto prigioniero e condotto nei campi di concentramento tedeschi e poi nei campi di lavoro coatto sovietici, a Minsk, Tambov, Taskent e infine a Buchenwald, venne, come tanti, privato di ogni libertà per aver per avere respinto proposte e lusinghe del fascismo repubblichino, giunte fino a lui nella prigionia. Oltre 2 anni di peregrinazioni, di vessazioni inumane, con la sola consapevolezza di uno status inalienabile, quello di soldato dell’esercito italiano, unica fonte di dignità che dava la forza per proseguire. Eppure al suo rientro in Italia nel settembre 1945, irriconoscibile anche per i parenti, dopo alcuni giorni di ospedale senza ricevere cure per mancanza di medicine, presentatosi al Distretto militare venne schernito dall’impiegato che gli disse: «Chi te lo ha fatto fare di andare in guerra ? Potevi startene a casa tua!».