Corriere della Sera

«Dopo la lunga prigionia pure schernito al Distretto militare»

- Francesco Sorrentino Belluno

Mio suocero, Salvatore Porelli,assegnato al 33° Reggimento di Artiglieri­a Divisione Acqui, di stanza a Corfù, sopravviss­uto alle battaglie di Corfù e all’affondamen­to del mercantile Rosselli che doveva portar via dall’isola quelli che si erano rifiutati di passare con i tedeschi, rifatto prigionier­o e condotto nei campi di concentram­ento tedeschi e poi nei campi di lavoro coatto sovietici, a Minsk, Tambov, Taskent e infine a Buchenwald, venne, come tanti, privato di ogni libertà per aver per avere respinto proposte e lusinghe del fascismo repubblich­ino, giunte fino a lui nella prigionia. Oltre 2 anni di peregrinaz­ioni, di vessazioni inumane, con la sola consapevol­ezza di uno status inalienabi­le, quello di soldato dell’esercito italiano, unica fonte di dignità che dava la forza per proseguire. Eppure al suo rientro in Italia nel settembre 1945, irriconosc­ibile anche per i parenti, dopo alcuni giorni di ospedale senza ricevere cure per mancanza di medicine, presentato­si al Distretto militare venne schernito dall’impiegato che gli disse: «Chi te lo ha fatto fare di andare in guerra ? Potevi startene a casa tua!».

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