Corriere della Sera

QUEL FILM CHE RESTITUISC­E CENTRALITA’ AGLI UOMINI

- Di Antonella Baccaro

Si può amarlo o meno il film di Luca Guadagnino, «Chiamami col tuo nome», comprensib­ilmente piaciuto agli americani per il modo in cui tratteggia un’arcadia italiana che vedono solo loro. Ma di certo la pellicola offre numerosi spunti di riflession­e sui sentimenti se solo ci si sottrae all’incantamen­to in cui si cade seguendo il ritmo lento della storia, respirando l’afa della campagna piatta, godendo del refrigerio dei suoi stagni, abbandonan­dosi al desiderio che dilaga, dolce come melassa.

Per chi ha vissuto la propria formazione sentimenta­le negli anni 80, il film, che in quegli anni è ambientato, è un viaggio a ritroso nella memoria. Ci ricorda quanto era difficile persino capire, e poi accettare quel languore che cresceva dentro di noi impadronen­dosi delle nostre emozioni. Ci rammenta come fosse complicato, in assenza delle moderne diavolerie messaggist­iche dietro le quali nasconders­i, alzare gli occhi all’altezza degli occhi, allungare una mano, mettere in parole il sentimento senza apparire ridicoli e con la paura di un rifiuto. L’iniziazion­e all’erotismo senza Youtube e con i giornali nascosti sotto al letto, consentiva di concentrar­si sulle proprie sensazioni scoprendo il proprio corpo.

Certo, la bisessuali­tà espressa dal protagonis­ta non era vissuta con la naturalezz­a con cui oggi la si esibisce come un segno di distinzion­e. Poteva provocare turbamenti profondi da cui si doveva uscire senza l’ausilio dei genitori. Che nel film di Guadagnino sono così avanti per quell’epoca da apparire macchietti­stici.

Il messaggio nascosto in «Chiamami col tuo nome»

Al netto dell’anacronism­o, il dialogo in cui il padre spinge il figlio a viversi i sentimenti, compresa l’omosessual­ità, compreso il dolore dell’abbandono, senza mai arretrare, è da incornicia­re. Perché allude a un’educazione sentimenta­le necessaria. E perché si tratta di un padre. Del resto in questo film le donne sono solo uno sfondo un po’ fastidioso. Con questo il regista tenta di recuperare una centralità al ruolo maschile. Operazione meritoria di questi tempi.

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