Il Carnevale del paese in bianco che sa conservare riti e natura
Domani a Fobello la sfilata che ha cacciato i ricordi della guerra
Si sale a fatica a Fobello (Vercelli), immersa nella neve, con le strade ancora non sgombrate. Ma ne vale la pena, perché lo sguardo è rivolto in alto, alle casette in montagna circondate dagli alberi di faggio da cui prende il nome il comune. Fobello deriva, infatti, dal dialetto Fo’ (faggio) bello. L’atmosfera è magica, con i toni accentuati in bianco e nero. Passeggiando per i vicoletti si ammirano palazzi antichi, chiese di una bellezza strepitosa. Domani si festeggia il carnevale, un evento speciale. Data 1946, quando gli abitanti del borgo piemontese ripresero la vita normale dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale. «Un tempo, ognuna delle 14 frazioni del nostro comune aveva una sua maschera e sfilate con i carri allegorici; anzi, ogni comune della Valsesia vantava un suo ballo caratteristico» ricorda con gli occhi lucidi Gianni Locatelli, sindaco del villaggio montano (a 873 metri di altezza) di 190 abitanti della valle Mastallone, una «traversa» della Valsesia. Si festeggerà dunque con canti tipici e con la paniccia, zuppa di verdura con trippa naturale non sbiancata, arricchita da rotoli di cotenna di maiale (previ), aromatizzati con pepe e spezie.
Il conflitto bellico è ricordato anche nella passeggiata lungo gli Antichi Sentieri, dove sono segnalati i punti di rifugio dei partigiani. Altre tradizioni sono molto sentite. Come il rito del battesimo, ad esempio. Il neonato è avvolto in un panno rosso nella culla di legno e trasportato sulla testa di una donna fuori dalla chiesa, che percorre tre giri di danza beneauguranti. Risale poi al 1000 l’arte del puncetto, (piccolo punto), serie di piccoli nodi sovrapposti e alternati da formare un pizzo prezioso dai motivi geometrici.
Il borgo, Bandiera arancione del Touring club Italiano, ha come principale risorsa il suo ambiente incontaminato. Anche dalla speculazione edilizia. Difficile scorgere nuove costruzioni. Tutti gli abitati hanno una storia antica. Risalgono al XIX e inizi del XX secolo. Case di 2- 3 livelli al massimo, con i tetti in beola (varietà di roccia usata come pietra da taglio) in vendita a 200 - 400 euro (da risistemare); a 500 700 euro (in buono stato), fino agli 800-1.300 euro al metro quadro per quelle ristrutturate. Non a caso si trovano palazzi storici di grande interesse come la splendida Villa Musy nella frazione Catognetto-boca, o Villa Lancia (il fondatore della casa automobilistica, nativo del luogo, che ha donato al Comune un palazzo sede di un museo), e Villa Lanza, appartenuta all’ambasciatore omonimo Michele.
Gran parte del territorio di Fobello è inserito nel Parco dell’alta Valsesia, il più alto d’europa (a settentrione il confine coincide con il massiccio del Monte Rosa, toccando i 4.559 metri della Punta Gnifetti). E il torrente Mastallone è uno dei migliori corsi d’acqua per la pesca nell’italia del Nord, anche per la sua purezza. La Valmastallone è stata, difatti, una delle prime del nostro Paese a essere certificata Iso 14001. È considerata il paradiso dei pescatori, soprattutto della «pesca a mosca», ma anche degli amanti della natura e del trekking.
Un borgo ricco di eccellenze produttive, soprattutto artigianali. Come La Giuncà, caseificio sorto nel 2009, il cui caprino nel 2008 è stato premiato come il migliore al mondo. Gianluca Bacchella, 45 anni, direttore commerciale, racconta che nell’ultimo triennio «il fatturato è cresciuto del 30 per cento, creando nuova occupazione». Qui si lavora latte di produzione tradizionale di capra e mucca, con 40 ricette diverse di paste morbide e semi-morbide. Fra cui la Toma Valsesia. Che arriva nella distribuzione nazionale, alta gastronomia e ristorazione.
Katia Tapella è contitolare di Ca’ di Mori, unico laboratorio di confetture, giardiniere, gelatine, sciroppi e agrodolci di Fobello. Lavora solo frutta di stagione all’insegna del bio,
Gli immobili
Molti edifici tra ‘800 e ‘900 e splendide ville, come quella di Vincenzo Lancia che qui nacque
che cuoce in pentole di rame (conservano le qualità organolettiche del prodotto) e aggiunge un pizzico di originalità alle marmellate. Come quella di arance e whisky, ad esempio. Fornisce e delizia il palato dei ristoratori e privati della Valsesia, milanesi e tanti altri.
E così i biscotti di Anna Tirozzio, che nella piazza ha convertito nel 2013 il negozio di alimentari nel «I biscutin dal strii» (i biscotti delle streghe), biscottificio artigianale (13 tipologie) che sforna 40 kg di impasto il giorno. Una specialità che arriva oltre il territorio di produzione. «Un mio fedele acquirente arriva persino da Salerno» svela la pasticcera. Non manca, infine, il laboratorio di arti e mestieri, che produce e vende oggettistica di montagna. A ricordarci quelle imponenti presenze che sono i numi tutelari di Fobello.