Il pane, il popolo e la lussuria Passerotti o il teatro degli umili
Accanto alle scene religiose, tanti (e controversi) dipinti di vita popolare
Nel secondo Cinquecento non ci furono solo angeli con gli occhi al cielo e madonne pie. I quadri si riempirono anche di pollame, quarti di bue, contadini che infilzano galline e scene popolari intorno a banchi del pesce. Una pittura delle «cose umili» come la chiamò Roberto Longhi che seguì una geografia strana: da Anversa fino alla Lombardia, al Veneto e all’emilia.
Prendiamo un luogo e una data: Bologna, 1560. In città ritorna Bartolomeo Passerotti, un artista interessante che si era formato a Roma e con i marchigiani, molto bravo nel disegno e nelle scene religiose. E nello stesso luogo e nello stesso anno, nasce un pittore che sarà destinato a innovare la rappresentazione del «vero», Annibale Carracci. E toccherà proprio ad Annibale, come vedremo, raccogliere il testimone di quelli come Passerotti in un cammino pittorico che guardava a scene di genere, fatte di contadini, cibo semplice. Di «povera gente».
Passerotti era nato nel 1529 a Bologna, città nella quale realizzò importanti opere incanalandosi nella corrente di Correggio da una parte e, più tardi, guardando anche al Vasari. Sua è la pala con la Madonna e i santi per san Giacomo maggiore, per esempio.
Però, al tempo stesso, la sua curiosità e il suo virtuosismo (documentati da Carlo Malvasia nel suo fondamentale volume Felsina Pittrice del 1678) lo portarono verso un solco già tracciato, cioè quello della pittura di genere, ma con una punta di originalità.
Nella seconda metà del secolo, la descrizione di scene popolari con una componente alimentare preponderante comincia a pesare sul mercato: il cremonese Vincenzo Campi dipinge I mangiatori di ricotta, compaiono le donne del fiammingo Beuckelaer intente a infilzare polli. Qualche volta il tema religioso convive con la tavola in esperimenti originali come l’ultima cena di Jacopo Bassano, del 1546: solo il Cristo sembra mantenere una certa sobrietà, laddove gli apostoli si accasciano sazi sulla tavola.
Passerotti va oltre: carica l’umiltà sociale di macellai, contadini, osti e servette di una tensione erotica e dissoluta. La macelleria, forse la sua scena di genere più famosa (1580 ca) sembra rubata a un film sugli immigrati italiani negli Stati Uniti del secolo scorso: il ghigno che compare sulla faccia del macellaio, a destra, ha una strafottenza che sa di malafede e furbizia cattiva. Per non parlare di una delle sue opere più controverse, l’allegra compagnia: due persone di colore sembrano scambiarsi baci osceni, un’anziana donna di piacere si lascia palpare un seno vuoto e avvizzito, un fico spaccato sul tavolaccio è un’allusione sessuale fin troppo didascalica.
Non c’è alcuna indulgenza qui verso le classi subalterne. Nessuna compassione, nessuna identificazione. C’è, anzi, un distacco sarcastico e divertito, come di qualcuno che ride alle scene del circo. Roberto Longhi ipotizzava che i destinatari di questi quadri non fossero le corporazioni o classi sociali mercantili, bensì i ceti più aristocratici, o «signori che si svagano a osservare lavori campestri». Ecco perché i soggetti di Passerotti ci sembrano irreali, anche se inseriti in un contesto naturalistico: lui ne fa teatro, recitazione comica. Anche nel dipinto proposto nella mostra di Forlì, Venditrici di pollame, una delle due donne sembra baciare il gallo con messaggi che persino oggi facciamo fatica a recepire senza arrossire.
Ma torniamo indietro, nella Bologna del 1560. Nell’anno in cui Passerotti ritorna, nasce Annibale Carracci, artista che questo linguaggio invece lo cambierà profondamente. Anche perché lui stesso era nipote di un macellaio. Entrambe le versioni della sua bottega di macelleria hanno compostezza e rispetto. E la dignità del suo umile lavoratore (che estrae il coltello dal grembiale come se stesse sguainando una spada, con la nobiltà di un cavaliere) non sfigura in quel volgere di fine secolo punteggiato di santi, nuvole, martiri e cristi in croce. Più tardi, nel Seicento, il paesaggio di animali macellati cambierà ancora. E grazie a un visionario venuto dal Nord. Il nome? Rembrandt.
Sensibilità differenti Il bolognese caricò i poveri di tratti erotici e comici. Sarà Carracci, dopo, a voltare pagina