Party a colori
Un battesimo moderno senza tradire le tradizioni La Fontana ai compagni «Siete carichi?» . Un urlo la risposta corale azzurra
Gli atleti sono pochi: nessuno ha voglia di prendersi l’influenza alla vigilia delle gare. Resistono impavidi e numerosi i grandi popoli del grande Nord, norvegesi, tedeschi, estoni rotti alle intemperie, russi sotto mentite spoglie (Olympic athletes from Russia) con la bandiera del Cio e un volontario per alfiere, finché il doping non ci (ri)separi. Tanti anche gli Usa, la delegazione più numerosa (226), reduci dalla baruffa sul portabandiera: grazie al lancio della monetina ha vinto la slittinista Erin Hamlin sul pattinatore di velocità afroamericano Shani Davis, che poi ha lanciato accuse di razzismo.
Nel piccolo stadio olimpico che verrà smontato dopo i Giochi alla faccia del gigantismo e degli ecomostri di certe edizioni passate, oltre alle stelle di oggi sfilano le glorie sudcoreane del passato. Tra i tedofori che portano il fuoco sacro di Olimpia verso il calderone, perché ci scaldi per i prossimi sedici giorni, c’è anche una vecchia conoscenza del calcio italiano: Ahn, l’attaccante che segnò il gol che costò all’italia l’eliminazione agli ottavi di finale del Mondiale 2002. Le scale bianche, le ultime verso il tripode e la sorpresa finale, le salgono due hockeiste, una nordista e una sudista che stasera debutteranno insieme contro la Svizzera nella squadra unita
voluta dal Cio. Passano il fuoco a Kim Yu Na, la piccola Carla Fracci locale che il dio del ghiaccio ha voluto pattinatrice, oro a Vancouver 2010 e argento a Sochi 2014, antica rivale di Carolina Kostner, ritiratasi a 23 anni mentre nostra signorina delle lame, 31enne, ha ancora voglia di sfidare le bambine. Eterea come ce la ricordavamo, Kim disegna due ghirigori sulla patinoire e poi, commossa, incendia la brace, inaugurando l’olimpiade e regalandoci, finalmente, un po’ di tepore. Da oggi, solo medaglie. E molti complimenti a chi non si è buscato il raffreddore.