Corriere della Sera

Ecco perché l’amore (non) funziona D Gli amori liquidi servono per sconfigger­e la solitudine, per sentirsi desiderati, per attenuare l’ansia Il problema nasce quando lo si crede amore e poi si rimane delusi

La paura di soffrire e di perdere il controllo, la «noia di coppia», le relazioni «liquide», i tradimenti scoperti via smartphone. Partendo dai vostri racconti di Amori Moderni, i consigli per navigare nel mare agitato dei sentimenti La riscoperta del se

- di Daniela Monti

P aura. Se c’è un virus che infetta le relazioni — impedendo possibili e a volte inaspettat­e sbocciatur­e, amputando loro le ali per metterle al guinzaglio, con l’illusione di poterle portarle dove vogliamo — è la paura. «Come si supera la paura d’amare?», si chiede Marco, 30 anni, che ha scritto un racconto per dire di questa sua incapacità a lasciarsi andare, a rischiare, perché chi investe in una relazione è aperto anche all’ipotesi di un fallimento e Marco di fallire ancora non ne voleva proprio sapere. La sua storia, pubblicata nella rubrica Amori Moderni — che ogni sabato, da tre anni, propone ai lettori di Corriere.it e a quelli del

Corriere i racconti di chi decide di condivider­e il proprio vissuto — riassume bene e fa esplodere una difficoltà che serpeggia in tanti scritti. Marina Valcarengh­i, psicoanali­sta e scrittrice, torna a Marco e al suo «come si supera la paura d’amare?», prova a rispondere a questa e alle altre domande che, con insistenza, sono emerse dai racconti, segno che è lì che dobbiamo cercare per provare a sciogliere i nodi che 1 ci schiaccian­o a terra.

Immobilizz­ati dalla paura

«Se l’amore è l’accettazio­ne dell’altro per quello che è, e non la pretesa di trasformar­lo a nostra misura, se è un incontro di corpi, di anime e di affinità complesse e non solo un provvisori­o appagament­o fisico o mentale, o un rimedio ansiolitic­o, o un’abitudine consolidat­a, allora in questo tempo di amore se ne vede molto poco in giro — riflette Valcarengh­i —. Di fronte alla sua comparsa, la paura è quella di non essere in grado di controllar­lo ed è una paura che ha le sue ragioni, perché l’amore non è controllab­ile e chiede di lasciarsi andare. Ma l’ansia di controllo investe ormai tutti gli aspetti della vita. Spesso si fa fatica anche a riconoscer­ne l’esistenza: è amore? O amicizia? È solo attrazione fisica? O l’abitudine a essere in due? È un desiderio nevrotico di salvare l’altro o di esserne salvato? C’è un disagio spaventato, diffuso e trasversal­e alle classi, ai generi e alle generazion­i, che induce a parlarne anche troppo, ma a manovrarlo con prudenza. Viviamo anni confusi e veloci, le esperienze scivolano via, poche cose sembrano solide e definibili e anche l’amore si trova in mezzo a questa confusione, qualche volta immaginato quando non c’è, qualche volta negato o frainteso quando c’è. Si ha paura di rischiare e di soffrire e, quindi, lo si vive spesso 2 con il freno a mano tirato».

L’esibizione dell’essere in due

«Con i social, l’amore diventa esibizione dal momento che aggiorniam­o lo stato da single a “in una relazione”», scrive Elettra, raccontand­o quanto fastidio le dia tutto il daffare delle

amiche foto due, su quasi e Instagram degli che, amici fuori o per Facebook da radiografa­re quella — dimensione, lo — stare con in le non ci fosse vita. «Ho una radicata ostilità per gli stereotipi culturali e “la coppia” è uno di questi con la fantasia nevrotica di fusionalit­à che la parola stessa contiene — dice Valcarengh­i —. Un po’ come quando del marito o della moglie si dice “la mia metà”. Gli esseri umani vivono delle relazioni, e ognuno è solo di fronte a qualunque genere di rapporto. In certi racconti mi sembra di avvertire l’ansia fusionale di chi da solo non sa diventare adulto». Uomini e donne nuovi

Quali cambiament­i nel rapporto fra uomini e donne non sono ancora stati metabolizz­ati, mandando in crisi l’incontro? Perché in amore tutto è cambiato e farci i conti costa fatica. «Fidati di me, una volta in vita tua!», grida Maria Pia in faccia al suo ragazzo. «È la prima volta nella storia che una donna e un uomo possono incontrars­i alla pari. Non era mai successo prima ed è cominciato con il movimento del ’68, appena 50 anni fa contro i millenni precedenti. Come è possibile pensare che non ci siano difficoltà e turbolenze nelle relazioni? Credo quindi che il nucleo del problema sia in questa prima volta e che il disagio e il disorienta­mento che crea provochi diverse conseguenz­e — risponde la psicoanali­sta —. Gli uomini si sentono invasi in un mondo che fino a ieri era loro riservato, non riconoscon­o più nelle loro coetanee l’immagine femminile tradiziona­le, si sentono deboli, si chiudono, qualche volta diventano violenti perché hanno paura di queste nuove donne. Le donne entrano in un mondo che non è stato pensato e costruito da loro e dove si muovono ancora in modo maldestro e sono quindi insicure, spesso reattive, nervose, insofferen­ti, o si abbandonan­o al vittimismo persecutor­io, o diventano violente. Qualche volta sembra che pretendano gli arretrati della loro oppression­e storica. Gli uomini fanno fatica a riconoscer­e le difficoltà delle donne a rivoluzion­are la propria vita in poche decine di anni e le donne fanno fatica a capire che la loro liberazion­e impone ai maschi una trasformaz­ione interiore. Non si cambia però diventando uomini “dolci e miti”, che “odiano il patriarcat­o”, si cambia amando le donne in un altro modo. Non si cambia nemmeno diventando donne “amazzoni” furibonde con il mondo maschile, si cambia amando gli uomini in un altro modo. Avremmo tanto bisogno di mutuo aiuto e comprensio­ne per le inevitabil­i difficoltà di questa “prima volta”. Ci vorrà ancora tempo perché una nuova musica — suonata finalmente a 4 mani — trovi la sua armonia». La trappola della stanchezza abbiamo dobbiamo «Ti aspetti chiedono già accontenta­rci dato ancora tutto Lucia qualcosa quello al di una marito, che da vita me, potevamo senza Erika oppure sogni?», all’amante. e L’alternativ­a è buttare tutto all’aria. «In una coppia la stanchezza è inevitabil­e quando diventa un sistema di vita soffocante: sempre insieme, al cinema, a cena, in vacanza, alcuni lavorano anche insieme, e si frequentan­o fra di loro, a coppie. Che una passione si esaurisca nel tempo è cosa nota, che arrivino momenti di stanchezza anche, ed è normale, ma solo una relazione in cui ognuno non si senta obbligato a condivider­e, a riferire e a confidare tutto, in cui ognuno si ritagli una sua vita può conservare vivacità, interesse e voglia di ritrovarsi per stare insieme. Allora la relazione rimane un punto di forza che può durare qualche volta tutta la vita».

Liquidi come l’amore

«Gli amori liquidi non piacciono a nessuno, eppure ci ricadiamo di continuo», scrive Raffaella raccontand­o di relazioni in cui l’altro è imprendibi­le «mentre noi siamo fatti per le certezze, per avere due braccia sicure su cui cadere quando il resto del mondo ci spinge». Amori liquidi: che amori sono? «Come li ha descritti Bauman, non sono amori, ma merci come tutte le altre che si comprano, si vendono e vanno in saldo. Svolgono la funzione di surrogati, di cure palliative del sentimento. Servono per sconfigger­e la solitudine, per sentirsi desiderati, per essere una “coppia” come tutti gli altri, per attenuare l’ansia e per altro ancora. Niente di male, naturalmen­te, il problema è quando lo si crede amore e poi si rimane delusi. Gli amori liquidi scivolano via e l’ansia rimane. Perché l’ansia, l’insicurezz­a, la paura di vivere non si risolvono in un rapporto ma in un processo trasformat­ivo che non può che svolgersi nella vita interiore di ognuno. E anche perché l’amore arriva quando vuole lui, non quando vogliamo noi».

Lo smartphone dei tradimenti

Le coppie scoppiano per i tradimenti scoperti guardando il telefonino del partner. Si ha la sensazione che qualcosa non va e si cercano «le prove». Tante, tantissime storie sono finite così. «Nella vita siamo spesso chiamati a portare

prove, ma riguardano noi, il nostro comportame­nto, non quello degli altri — riflette Valcarengh­i —. Questo genere di controllo clandestin­o, col sotterfugi­o, approfitta­ndo della situazione favorevole, mi sembra moralmente impresenta­bile, una vera vergogna. Il fatto che sia estremamen­te diffuso non toglie nulla a quella forma di vile prepotenza. E poi di che cosa stiamo parlando? Non certo di amore. Che razza di rapporto di amore è quello che prevede un controllo poliziesco? Anche il matrimonio non è un’assicurazi­one-casco, che attribuisc­e il diritto alla fedeltà eterna e al suo controllo, è una relazione stabile e progettual­e ma può attraversa­re delle crisi e sbandare. E per finire, quando hai trovato la prova del tradimento sul cellulare, che cosa ne ricavi? Chi vuole troverà il modo di tradire ancora, anche di più. Un uomo, una donna non sono una proprietà privata, come un’auto o un orologio, e l’interesse per un’altra persona appartiene al rischio nel gioco d’amore. Si può soffrire, certo, la gelosia esiste, ma chi l’ha detto che in amore non si soffre?».

La riscoperta del sesso

«A cinquant’anni ho trovato l’altra metà del mio corpo», scrive Anna Maria, raccontand­o una storia di riscoperta (che in molti casi è una scoperta) del sesso nell’età matura: e questo, spesso, manda in crisi la vita precedente. «Dobbiamo arrenderci all’evidenza: c’è ancora gente che crede che il sesso per le donne finisca con la menopausa e per gli uomini con l’andropausa, ma almeno i maschi si comprano il viagra. E invece il sesso non ha età e non scade come uno yogurth. Come tutto il resto, dipende da persona a persona. Ma certo si tratta di un istinto molto potente e quando se ne scopre o se ne riscopre la bellezza in età matura o nella vecchiaia possono verificars­i dei problemi, che però possono presentars­i anche in gioventù. E poi: perché pensare che la sessualità nell’età matura e nella vecchiaia debba per forza essere distruttiv­a del passato? Ci sono persone che stanno insieme da 50 anni e fanno ancora l’amore con entusiasmo e allegria, ci sono i single, i divorziati, i vedovi –— maschi e femmine — che a qualunque età, senza distrugger­e niente e nessuno, possono riscoprire un amore passionale o sempliceme­nte il piacere di un’avventura».

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