«Il calo del debito è una necessità»
Il governatore di Bankitalia: «Conti pubblici, il nuovo esecutivo non lasci dubbi al mercato» Il ministro contro le proposte «da fatina blu», «serve pazienza». Pil, stime 2018 vicine a +1,5%
I l governatore di Bankitalia, Ignazio Visco chiede impegno per far calare il debito pubblico: «Il nuovo esecutivo non lasci dubbi al mercato». E sulle riforme il ministro Pier Carlo Padoan ribadisce che si deve andare avanti con decisione.
VERONA A tre settimane dal voto del 4 marzo il governatore della Banca d’italia, Ignazio Visco, mette in mora il prossimo governo, qualunque esso sia: non dovrà «lasciare dubbi agli investitori sulla determinazione a mantenere l’equilibrio dei conti pubblici e senza deviare dal percorso di riforma avviata in questi anni».
È il messaggio forte che arriva dal tradizionale appuntamento del Forex, quest’anno a Verona, sede di Banco Bpm, la prima (e unica) banca finora nata nell’eurozona da un’aggregazione sotto la Vigilanza Bce: non sprecare la fatica di questi anni per tirare fuori l’italia dalla crisi più dura del dopoguerra; non abbassare la guardia sul debito pubblico che il Paese deve gestire da solo quando non ci sarà più la politica monetaria accomodante di Bce (di cui Bankitalia fa parte); pesare di più in Europa per contribuire a dettare le regole. A Visco apre il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, anch’egli al Forex: «Il debito ora si è stabilizzato e mi aspetto possa cominciare a diminuire in modo vigoroso negli anni a venire».
Visco non adotta l’immagine del «sentiero stretto che si va allargando» cara a Padoan ma descrive una finestra aperdei ta di opportunità da non far chiudere. Ancora fino a fine 2019 si avranno benefici dal Quantitative Easing della Bce, «con abbondante liquidità» anche se l’acquisto diretto dei titoli pubblici terminerà a settembre, e i tassi resteranno «sugli attuali livelli» ben oltre la fine del programma di Mario Draghi. La ripresa ormai c’è, le stime sul Pil 2017 sono di +1,5% e nel 2018 avrà un ritmo simile: ma anche quando l’inflazione, ora all’1,3% in Eurozona, giustificherà un rialzo tassi di interesse «la nostra economia non ne risentirà se le politiche economiche nazionali avranno saputo consolidare le ripresa in atto, senza lasciare dubbi agli investitori» su debito e riforme.
Una mano indiretta alla riduzione del debito potrebbe arrivare dal varo di «eurobond» anche se «senza trasferimenti di risorse tra Paesi», cui andrebbe però collegata la creazione di un bilancio comune europeo. Questo comporta dover contare di più a Bruxelles: per Visco l’azione dell’italia in Europa sarà «tanto più efficace quanto sarà più continuo e credibile l’impegno a migliorare il potenziale di crescita e ad assicurare la stabilità finanziaria».
Tre ore dopo, davanti alla stessa platea di banchieri, Padoan si spinge oltre: la crescita sopra il 2% «non è affatto fuori portata» e oggi c’è «una grande finestra di opportunità» ma per non disperderla si devono evitare «operazioni da fatina blu» perché i problemi richiedono un «lavoro di pazienza, immune dal tentativo di smantellare cose già fatte». Una spinta al Pil potrebbe arrivare dagli investimenti pubblici, che però «non vengono attivati perché ci sono carenza di progettualità o strozzature amministrative».
Davanti ai banchieri, il tema dei crediti deteriorati (npl) degli istituti — un anno fa il grimaldello che poteva minare il Paese — resta quasi sullo sfondo: il taglio c’è stato, sono calati in un anno ai 140 miliardi (a valore lordo) del 2015 ai 140 miliardi attuali. Ora bisogna continuare, dice Visco, ma senza effetti «destabilizzanti», ed è un messaggio alla stretta in arrivo da parte della Vigilanza Bce guidata dalla francese Danièle Nouy. Ma le banche devono accelerare sulla redditività, ancora bassa, anche con aggregazioni. «La Bce non guardi solo ai rischi degli npl ma anche degli asset illiquidi», commenta il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, riferendosi agli attivi (in particolare i derivati) di cui le banche del Nord Europa sono cariche, mentre il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, apre a nuove aggregazioni: per fine 2019 «potremo guardare ad altro».
L’appello ai partiti
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