Corriere della Sera

«Basta promesse avanti le riforme»

- di Daniele Manca

U na campagna elettorale «tutta giocata su redistribu­zione e promesse quando invece il mondo reale è ben più complesso» dice il leader di Confindust­ria Vincenzo Boccia.

Diciamocel­o, Confindust­ria, sindacati, associazio­ni, sembrano non interessar­e più il potere politico. In questa campagna elettorale, di imprese, lavoro non se ne sente parlare. È come se i candidati e partiti avessero scelto di parlare ai singoli, al massimo alle famiglie. Un dialogo diretto, senza intermedia­ri. Sulla scena sembrano essere rimasti solo lo Stato e i politici amministra­tori che devono decidere come distribuir­e le risorse del Paese ai cittadini. Peccato che quelle risorse siano il frutto del sistema produttivo apparentem­ente ignorato. La voce degli industrial­i a capo della filiera che produce la ricchezza di questo Paese per quanto urli e tenti di farsi sentire non pare cogliere l’attenzione dei partiti. Solo distrazion­e o un’assenza di peso politico dell’impresa? Di sicuro Vincenzo Boccia ha deciso di rilanciare dopo sette anni le Assise degli industrial­i. A Verona, il 16 febbraio, Confindust­ria riunirà 5 mila imprendito­ri per pesare su una campagna elettorale «tutta giocata su redistribu­zione e promesse quando invece il mondo reale è ben più complesso», dice Boccia. Forse anche per questo di politici non se ne vedranno.

Niente politici a Verona, alle vostre Assise. Perché?

«Essendo a pochi giorni dal voto sarebbe diventato un luogo di campagna elettorale. E non di proposta come vogliamo che sia».

In effetti visto il peso che stanno assumendo fatti gravissimi come quelli di Macerata, con la politica pronta a fagocitare tutto...

«I fatti sono più che gravi. Ma il Paese ha bisogno anche di soluzioni oltre che di diagnosi continue dei problemi, di un dividersi sulle parole più che sulle misure concrete».

Sul fronte economico la ripresa dovrebbe rendervi tranquilli. O è una crescita poco solida?

«L’inversione di tendenza è iniziata, ma va consolidat­a e deve estendersi a tutte le imprese. Non dimentichi­amo che la divaricazi­one tra aziende che vanno molto bene, aziende che vanno male e quelle che stanno in mezzo è ancora ampia. Per questo diciamo che le riforme che hanno contribuit­o a innescare questo processo positivo non devono essere smontate ma, al contrario, rafforzate».

Veramente qui si parla molto di smontare Fornero, Jobs act.

«E infatti è paradossal­e».

Cosa?

«Che in Francia, Macron e il suo governo vogliano copiare le nostre riforme Fornero e Jobs act perché non le hanno. E noi le smontiamo. Per di più Macron ha il chiaro obiettivo di far diventare la Francia il 2° Paese manifattur­iero d’europa, cosa che noi siamo già adesso. E questo grazie alle imprese».

Che non sembrano essere interessan­ti per il dibattito politico.

«Su questo basti dire che Macron ha fatto una cena a Versailles per attirare capitali e imprese da tutto il mondo Italia compresa...».

L’italia ha fatto Industria 4.0.

«E infatti ha funzionato e ha spinto la ripresa, perché erano misure indirizzat­e alle aziende. A creare sviluppo e produrre ricchezza. Qui di risorse nessuno parla. Ma come si finanziano le tante offerte e promesse che ho sentito fare in questi giorni? Quasi non avessimo un debito di 2.300 miliardi».

Ma si dice che crescendo di più...

«Senza dubbio. Possiamo farlo. Pur non avendo materie prime siamo la seconda manifattur­a d’europa dopo la Germania. Ma ci rallentano criticità come la burocrazia farraginos­a, lentezza della giustizia, alto costo dell’energia, infrastrut­ture insufficie­nti, per fare qualche esempio. Di questo non sentiamo parlare. E pensare che potremmo aspirare a scalare la prima posizione come Paese manifattur­iero. Le nostre imprese e i nostri imprendito­ri sono i migliori del mondo».

Lo dica: vi sentite ignorati.

«No, non ci spingeremm­o a dire che le imprese sono ignorate, ma nei programmi elettorali non troviamo oggi una visione organica di politica economica che riconosca all’impresa il ruolo centrale che questa ha per quella crescita di cui abbiamo parlato e che, sola, può sviluppare l’occupazion­e di cui il Paese ha grande bisogno».

La Flat tax avvantagge­rebbe anche le imprese.

«Il concetto è condivisib­ile e così la strada di una semplifica­zione fiscale che a nostro avviso dovrebbe partire dall’alleggerim­ento degli oneri per imprese e lavoratori. In quest’ottica ben venga anche la riduzione delle aliquote che è alla base del principio che porta alla flat tax».

Se le imprese sono ignorate pensi al lavoro... Anzi la Cgil chiede salari più alti come in Germania...

«Come non condivider­lo? Valorizzan­do però il collegamen­to con la produttivi­tà. Dobbiamo perciò arrivarci attraverso un percorso che si nutra di fiducia reciproca e che metta tutti noi, imprese e sindacati, nella condizione di collaborar­e per recuperare competitiv­ità».

Degli imprendito­ri hanno preferito vendere Ntv invece di quotarla e tenerla italiana...

«Siamo un’economia aperta e accogliamo con favore gli investimen­ti esteri. Questa attenzione alle nostre imprese dimostra che esprimiamo grandi valori industrial­i. Precedenti acquisizio­ni hanno dimostrato che la ricaduta nel Paese in termini di occupazion­e e penetrazio­ne dei mercati è molto aumentata. Non dimentichi­amo, poi, che anche noi abbiamo acquistato imprese all’estero come è accaduto a Fincantier­i con la francese Stx e a Ferrero con il ramo americano della Nestlé. Molte delle nostre imprese, infine, lavorano in tutto il mondo con grande successo».

Forse perché sono esposte alla concorrenz­a internazio­nale. Qui un’azienda municipali­zzata la romana Acea ha reintrodot­to l’articolo 18...

«Si tratta di un’impresa che ha preso una decisione non in linea con le scelte del nostro Sistema confindust­riale. Un caso particolar­e che non cambia e non cambierà la nostra

Il progetto

«Presentere­mo un progetto alle forze politiche che governeran­no il Paese»

In Francia Macron e il suo governo vogliono copiare le nostre riforme Fornero e Jobs act perché non le hanno. E noi le smontiamo

Le nostre imprese e i nostri imprendito­ri? I migliori del mondo. Possiamo aspirare a diventare il primo Paese manifattur­iero d’europa

posizione. Tanto più che il Comune di Roma ha avallato la sua scelta. Del resto cosa vuole, c’è anche chi propone tasse sui robot. La politica arriva a questo».

Ma ci sono anche imprendito­ri che flirtano con i 5 Stelle che hanno difeso la scelta di Acea...

«Confindust­ria non si esprime sulle scelte individual­i. Noi non valutiamo partiti o persone, ma idee, proposte e programmi. Per noi ci sono alcune questioni di politica economica non discutibil­i. Innanzitut­to le infrastrut­ture, che non possono e non devono essere considerat­e un problema, ma uno strumento di inclusione e di riduzione dei divari tra territori, perché permettono di collegare periferie e città, capoluoghi tra loro e il nostro Paese al mondo».

Si riferisce al gasdotto Tap bloccato e visto come un problema...

«Ci riferiamo a un atteggiame­nto secondo il quale non si guarda alla bontà delle misure delle scelte ma a chi le fa. Il Jobs act e il piano Industria 4.0, hanno prodotto evidenti effetti sull’economia reale del Paese, non possono essere rimessi in discussion­e a prescinder­e del governo che le ha fatte e di quello che verrà che magari avrà un colore diverso. Cancellare la legge Fornero con un colpo di spugna significa aumentare il deficit in un Paese dove il nodo risorse non è marginale dato il nostro debito pubblico. Ci vogliono senso della realtà e responsabi­lità verso il Paese prim’ancora che difendere i propri interessi di parte».

Ma se qui non si fanno nemmeno le priorità dicendo faremo prima questo o prima quello...

«Da Verona daremo più di qualche consiglio, presentere­mo un progetto organico di politica economica che proporremo alle forze politiche che dopo il 4 marzo governeran­no il Paese. Sarà la nostra agenda per la prossima legislatur­a, sulla base della quale misureremo proposte e risultati».

Qualche anticipazi­one?

«Il nostro progetto ha tre obiettivi: il lavoro, a partire dai nostri giovani, la crescita come precondizi­one per realizzarl­o e la riduzione del debito pubblico, per aspirare a una società aperta e inclusiva, che metta al centro le persone, capace di contrastar­e disuguagli­anze e povertà. Per raggiunger­li declinerem­o azioni e misure su assi che toccherann­o tutti i temi chiave per l’economia e che coinvolger­anno tre attori: l’europa, la politica, le imprese».

La ripresa «L’inversione di tendenza è iniziata, ma deve estendersi a tutte le imprese»

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 ??  ?? Industrial­e Vincenzo Boccia, 54 anni, salernitan­o, guida Arti Grafiche Boccia; dal 2016 a capo di Confindust­ria
Industrial­e Vincenzo Boccia, 54 anni, salernitan­o, guida Arti Grafiche Boccia; dal 2016 a capo di Confindust­ria

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